Antonio Canova, "Ebe", 1800-1805

Antonio Canova, "Ebe", 1800-1805

Antonio Canova, "Ebe", scultura, 1800-1805, Museo dell'Ermitage, San Pietroburgo.

Fonte dell'immagine: Wikimedia Commons. Licenza: pubblico dominio.

 

Ebe, figura mitica della giovinezza, danza nella sua ariosa tunichetta ispirata alle divinità classiche, ma con una leggiadria degna di una damina rococò: un bilanciamento fra l’epidermica sensualità settecentesca e il controllo della ragione con cui l’artista ne compie la mutazione in “grazia”, ma che preannuncia al contempo il volo romantico della Silfide. Neppure il marmo è austero e freddo come le statue romane: “vera carne, cioè, bella natura", è capace di restituirgli Antonio Canova, scultore di un ideale di bellezza divenuto moda. Non è tanto l’ardente genia italiana a far accendere all’artista il gelido marmo, ma l’artificio tecnico, una perizia artigianale e una “cultura” del mestiere con cui imprime quel “tocco” di rifinitura alle opere che escono dal suo industrioso atelier.

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