Richard Gere in abito Armani per il film "American Gigolo" (1980) di Paul Schrader. Fonte dell'immagine: imore.it
“Sovente dalle major hollywoodiane vengono scelti abiti made in Italy per i set cinematografici. Così vediamo James Bond, alias Pierce Brosnan, in Brioni e l’American gigolo Richard Gere in Armani (indelebile la scena dell’affascinante attore che stende sul letto camicie e cravatte, giacche e pantaloni, tono su tono, per accostare i pezzi giusti). King Giorgio, in verità , ha vestito i protagonisti di oltre 80 film: per ricordarne solo alcuni, citiamo Entrapment, Batman, Pulp Fiction, Nirvana. Anche Missoni ha dato il suo tocco a varie pellicole, da Basic Instinct a Pretty Woman, da Philadelphia a Qualcosa è cambiato. Ma pure Ermenegildo Zegna, Valentino, Versace, Fendi, Corneliani “firmano” i guardaroba della mecca del cinema; del resto, non dimentichiamo che Il diavolo veste Prada! Tenendo conto dell’egemonia dell’industria filmica americana e della sua forza commerciale, possiamo ben comprendere quale sia la promozione che deriva per la moda italiana. Insomma, spettacolo e moda viaggiano mano nella mano su vie sempre più intricate: si pensi a quanti stilisti cerchino di accaparrarsi come testimonial (a suon di doni e ricchi cachet) le star più note. Valentino, ad esempio, si distingue per lo strabiliante numero di attori di cui si aggiudica la “vestizione” alla serata degli Oscar”. Fonte: imore.it
Il guardaroba maschile disegnato da Armani in American Gigolo (1980), aveva contribuito a estendere oltre i confini dei mercati tradizionali la notorietà dello stilista: indelebile la scena di “vestizione”dell’ attore che stende sul letto camicie e cravatte, giacche e pantaloni, tono su tono, per accostare i pezzi giusti. La linea Giorgio Armani Le Collezioni per uomo e per donna era commercializzata attraverso i più lussuosi department store. Il marchio e il logo Emporio Armani erano segno distintivo al tempo stesso di una collezione e di un canale distributivo monomarca. Saldamente radicata nel mercato americano, l’impresa fondata da Giorgio Armani diventò un modello di crescita e di diversificazione basato su solidi pilastri: la collaborazione con l’industria, l’uso delle royalties generate dai contratti di licenza d’uso del marchio – sottoscritti nel 1980 con L’Oréal e nel 1988 con Safilo – per finanziare gli investimenti pubblicitari, la realizzazione della rete di negozi monomarca e l’internazionalizzazione dell’impresa, che dal 1987 fece il proprio ingresso in Giappone.