È un diario personale che Leopardi inizia a Recanati nel 1817 e termina nel 1832. È il poeta stesso a chiamarlo Zibaldone[1] dei pensieri per sottolineare il gran numero di annotazioni sui più svariati argomenti che esso contiene: stati d'animo, ricordi, letture fatte, persone incontrate, considerazioni sulla politica, riflessioni filosofiche e letterarie.
L’opera non era destinata alla pubblicazione e il manoscritto rimase per oltre cinquant'anni in possesso di Antonio Ranieri. Solo dopo la scomparsa di Ranieri lo Stato riuscì ad acquisire le carte e ad affidarle a una commissione di esperti presieduta da Giosuè Carducci, che fece pubblicare l’opera con il titolo Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura.