Le satire

Letteratura e teatro

Sono sette componimenti in forma di lettera, indirizzai ad amici e parenti; Ariosto li scrive fra il 1517 e 1525. Anche questi si ispirano a modelli classici, in particolare alle Satire e alle Epistole del poeta latino Orazio: hanno argomento vario, forma colloquiale e alternano riferimenti autobiografici, favole e apologhi, con riflessioni sul comportamento delle persone e sui costumi del suo tempo.

La Prima Satira, composta nel 1571, è indirizzata al fratello Alessandro e all’amico Ludovico da Bagno, segretario del cardinale Ippolito d’Este. In questa lettera Ariosto spiega perché si è rifiutato di seguire il cardinale in Ungheria;

la Seconda (1517), diretta al fratello Galasso, descrive in modo critico la corte del papa;

la Terza (1518) e la Quinta sono indirizzate al cugino Annibale Malaguzzi. Nella Terza, Ariosto sottolinea quanto sia pesante per lui la vita di corte; nella Quinta parla degli aspetti positivi e negativi del matrimonio;

la Quarta (1523), scritta per il cugino Sismondo Malaguzzi, racconta quanto sia difficile governare la Garfagnana e quanto sia grande la nostalgia per la città di Ferrara, per la donna amata e per l’attività letteraria interrotta;

la Sesta, diretta a Pietro Bembo, è una richiesta di consigli all’illustre letterato riguardo all’educazione del figlio Virginio e anche un’esaltazione della poesia come fonte di civiltà;

la Settima, indirizzata a Bonaventura Pistofilo, segretario di Alfonso d’Este, spiega perché Ariosto non è voluto andare a Roma come ambasciatore e sottolinea nuovamente l’amore del poeta per il suo nido, la città di Ferrara.

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