2. Che lingua parlano i "mass media"?

Mass media

“Le parlate di due quartieri, anche contigui, di una città europea, si assomigliano meno di quelle di due parti, anche molto lontane, degli Stati Uniti”. È il 1829: l'osservazione dello scrittore americano James Fenimore Cooper, l'autore dell'Ultimo dei Moicani, riguarda Napoli come Londra, Milano come Parigi. È un'osservazione di grandissimo interesse: che cosa rendeva la parlata statunitense così omogenea a differenza di quella, ad esempio, italiana? Erano tre i fattori principali: la diffusa alfabetizzazione, la lettura dei giornali, e naturalmente il fatto che negli USA, paese nuovo, le parlate locali non avevano le radici antiche proprie dei dialetti europei.

 

La lingua scritta e soprattutto stampata ha l'effetto di standardizzare il linguaggio, per cui l'alfabetizzazione e la lettura di massa riducono molte differenze proprie della lingua parlata oralmente. La lettura dei giornali così come più tardi la radio e soprattutto la televisione fissano un vocabolario comune nazionale e rendono di uso corrente forme di espressione che prima erano tipiche della lingua colta. Del resto in Italia l'uso di dare forma scritta e stampata ai dialetti è rimasto fortemente minoritario nonostante gli straordinari risultati raggiunti nel primo Ottocento da due grandi poeti come il romano G. G. Belli e soprattutto il milanese Carlo Porta. I mass media, sia pure in forme diverse, hanno quindi contribuito a rendere la lingua italiana tendenzialmente più omogenea che in passato; in parte però la rendono anche più mutevole: anche nelle parole si è imposto il ritmo d'incessante trasformazione proprio della moda.

 

L'avvento dei mass media è stato un processo storico più rapido in alcune fasi più lento in altre. L'Italia, per esempio, ha conosciuto una lenta diffusione della stampa quotidiana, una molto più rapida del cinema e della televisione, mentre per quanto riguarda Internet si colloca un po' al di sotto della media dei paesi europei occidentali. L'influsso dei mass media sulla lingua parlata è stato anch'esso incostante: i giornali, anche per la bassa diffusione della lettura, hanno avuto un'influenza relativamente ridotta, molto maggiore il peso della televisione e anche (meno notata) quello di riviste illustrate e fotoromanzi. Nella seconda metà del Novecento l'omogeneizzazione della lingua è stata promossa, oltre che dai mass media, anche da altri fattori: l'istruzione di massa e il rimescolamento delle popolazioni a seguito delle migrazioni interne.