La storia linguistica dell’emigrazione italiana in Giappone ed Estremo oriente

    Emigrazione e lingua italiana nel mondo
    Ristorante italiano a Nagoya (Foto di Mika Maruta)

    La storia linguistica dell’emigrazione italiana nell’Estremo Oriente è piuttosto anomala rispetto ad altre aree geografiche, sia per il minore impatto degli arrivi di emigrati italiani, sia per i tratti che caratterizzano gli emigrati stessi. L’Estremo Oriente ha sempre rappresentato un luogo lontano verso cui migrare e forse tale ragione, insieme a motivazioni di altra natura, non ha mai portato molti italiani ad emigrare in Cina, Giappone o Tailandia. Solo recentemente la maggiore facilità di spostamento a livello globale e l’evoluzione economica del mondo occidentale e dell’Estremo Oriente ha indotto un numero maggiore di italiani a migrare verso oriente.

     

    Prendendo in esame in caso del Giappone, Paese con il quale sono stati intensi i rapporti culturali con l’Italia fin dall’inizio del XX secolo, si è avuto lo sviluppo di un interesse crescente verso la lingua e la cultura italiana. Tale interesse ha fatto fiorire corsi per l’insegnamento della lingua e della cultura italiana in numerosi contesti, dalle università alle scuole medie superiori, dalle scuole private e associazioni nippo-italiane agli Istituti Italiani di Cultura di Tokyo e Kyoto/Osaka. Infine l’interesse verso l’italiano è testimoniato anche da corsi trasmessi dalla televisione giapponese. Inoltre la lingua italiana è molto presente nei panorami linguistici urbani delle città giapponesi, con numerose attività commerciali e di ristorazione che hanno nomi legati a italianismi o pseudoitalianismi.

     

    Proprio negli Istituti Italiani di Cultura di Tokyo e Kyoto/Osaka negli ultimi anni è stata accolta la richiesta di corsi di italiano per giovani e giovanissimi per i figli di genitori italiani che risiedono in Giappone. Ciò che caratterizza gli attuali emigrati italiani in Giappone, e che li differenzia da quelli emigrati in altre aree in tempi meno recenti, sono i più elevati livelli di scolarità e i repertori linguistici che oggi includono l’italiano standard, facendone davvero gli “ambasciatori” della lingua italiana nel mondo.

    Per quanto concerne le generazioni successive alla prima, anche in questo caso si ha una forte differenziazione rispetto alle seconde e terze o quarte generazioni di altre zone di emigrazione italiana nel mondo. Nel caso del Giappone, infatti, l’italiano standard appartiene in pieno al repertorio linguistico del contesto familiare e pertanto non rappresenta una lingua da apprendere come in situazioni quali ad esempio l’Australia o l’Argentina, ma piuttosto una lingua da mantenere nel senso più proprio del termine.

     

     

    Fonte: Mika Maruta, Giappone ed Estremo Oriente, in Storia linguistica dell’emigrazione italiana nel mondo, a cura di Massimo Vedovelli, Roma, Carocci, 2011, pp. 511-532.