"Decameron" - L'unità: simmetria e opposizione

Insieme alla varietà e alla pluralità degli stili, nel Decameron sono presenti alcuni meccanismi narrativi basati sul rapporto simmetria/opposizione che garantiscono l’unità dell’opera.

Le principali opposizioni riguardano il contrasto fra vita e morte e vizio e virtù. La Cornice, il meccanismo narrativo che contiene e sostiene le cento novelle, si fonda sul contrasto vita/morte: l’allegra brigata di giovani vitali e vivaci uniti dal piacere del racconto, si crea per sfuggire la mortifera pestilenza che devasta la città di Firenze.

Il contrasto vizio/virtù è presente in tutte le novelle, che iniziano con la storia di Ciappelletto, incarnazione di ogni vizio e bassezza umana, e terminano con le vicende di Griselda, simbolo di nobiltà e virtù.

 

La studiosa canadese Pamela Stewart[1] ha rilevato rapporti di simmetria fra quattro novelle che hanno per protagonisti Madonna Oretta (VI, ), Maestro Alberto da Bologna (I, 10) , Ser Cepparello (I, 1)  e Frate Cipolla (VI, 10); queste novelle determinano anche una divisione del Decameron in due parti, con altrettante corrispondenze e opposizioni interne.

 

La Stewart sottolinea che nel Decameron la novella di Madonna Oretta occupa una posizione importante perché viene raccontata per prima nella giornata centrale, la sesta; nel racconto, la protagonista, con una battuta a doppio senso (Messere, questo vostro cavallo ha troppo duro trotto, per che io vi priego che vi piacerà pormi a piè) riesce a far tacere un cavaliere che la sta annoiando con i suoi racconti. Nella giornata che dà inizio al Decameron la decima novella è quella dove Maestro Alberto risponde con una battuta a una gentildonna che vuol farlo vergognare dell’amore che prova per lei:

 

Madonna, che io ami, questo non dee esser maraviglia ad alcuno savio, e spezialmente voi, però che voi il valete. E come che agli antichi uomini sieno naturalmente tolte le forze le quali agli amorosi esercizi si richieggiono, non è per ciò lor tolta la buona volontà né lo intendere quello che sia da essere amato, ma tanto più dalla natura conosciuto, quanto essi hanno più di conoscimento che i giovani. La speranza la quale mi muove che io vecchio ami voi amata da molti giovani, è questa: io sono stato più volte già là dove io ho veduto merendarsi le donne e mangiare lupini e porri; e come che nel porro niuna cosa sia buona, pur men reo e più piacevole alla bocca è il capo di quello, il quale voi generalmente, da torto appetito tirate, il capo vi tenete in mano, e manicate le frondi, le quali non solamente non sono da cosa alcuna, ma son di malvagio sapore. E che so io, madonna, se nello eleggere degli amanti voi vi faceste il simigliante? E se voi il faceste, io sarei colui che eletto sarei da voi, e gli altri cacciati via.

 

Le novelle di Cepparello e Frate Cipolla, simmetriche alle precedenti per posizione (con quella di Cepparello inizia la prima giornata, con quella di frate Cipolla si conclude la sesta) presentano lo stesso tema: la capacità di ingannare il prossimo con l’uso abile della parola; inoltre, sia la Prima giornata (a tema libero) che la Sesta ospitano novelle dedicate ai motti di spirito e alle pronte risposte.

 

Quindi – afferma Pamela Stewart – la Prima giornata costituisce l’esordio generale del Decameron; la Sesta, che riprende esplicitamente il tema della Prima, costituisce un nuovo esordio, l’esordio della seconda parte dell’opera. La prima parte, nelle giornate II, III e V, tratta di imprese o avventure a lieto fine (d’amore o d’altro) e nella IV di amori infelici. La seconda parte, nelle giornate VII e VIII ospita il tema della beffa, mentre nella giornata X si parla del contrario, cioè della generosità nei ‘fatti d’amore o d’altra cosa’.

 

Ciascuna delle due parti ha così un tema dominante e in ciascuna di esse una giornata è dedicata al rovesciamento di questo stesso tema.



[1] Pamela Stewart, La novella di Madonna Oretta e le due parti del Decameron, in Yearbook of Italian Studies, 1973-1975.

 

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