5.2. La rivoluzione dell’uniforme borghese

Moda e design
Thomas Gainsborough, Mr and Mrs William Hallett ('The Morning Walk'), 1785

Già Leon Battista Alberti aveva formulato una morale del vestiario che si potrebbe collocare appropriatamente agli albori della «moda calvinista» in un continuum che portò a quella conversione all’austerità che vide l’Inghilterra del XIX secolo adottare l’«uniforme borghese». Quest’ultima comportò la rinuncia a fronzoli e decori nel nome dell’austerità o perlomeno della misura nelle apparenze. È un abito, quello del «borghese», con una lunga storia, le cui tappe fondamentali si collocano nelle città mercantili dell’ultimo Medioevo e nei paesi della Riforma, in particolare in Olanda fra XVI e XVII secolo. (da: M.G. Muzzarelli, Breve storia della moda in Italia.)

 

Questa rievocazione ottocentesca mostra in modo eloquente i cosiddetti “deputati del Terzo Stato” che si accalcano per entrare all'Hotel des Menus-Plaisirs di Versailles, dove si tengono le riunioni degli Stati Generali nel maggio 1789, alla vigilia della rivoluzione francese. I loro austeri e anonimi abiti diverranno il simbolo dell’eleganza maschile della nuova, fiera borghesia dirigente.

Nel corso del Settecento la spinta filosofica degli illuministi francesi, unita al pragmatismo all’inglese (che corre di pari passo con l’evoluzione della società produttiva), determinò la svolta definitiva nell’abito maschile. L’uomo nuovo, riposto in soffitta il parruccone ereditato dai fasti barocchi, orgoglioso della propria operosità scopre il gusto della comodità e il godimento dell’attività fisica all’aperto.

 

A questa virile ”uniforme borghese” risponde un più disinvolto guardaroba della donna, sempre più decisa, se non all’indipendenza, almeno a coadiuvare il compagno nel suo ruolo in società e nella professione.

Di nuovo i pittori sono testimoni e chi può mostrare di permetterselo si fa ritrarre volentieri: le due coppie ritratte negli stessi anni da Gainsborough e da David, inglese l’una, francese l’altra, illustrano al meglio questa nuova forma mentis.

Nella Passeggiata mattutina Thomas Gainsborough rappresenta con ariosa pennellata i giovanissimi Mrs e Mr William Hallett freschi di matrimonio, fornendo un saggio magistrale del nuovo humus inglese, a partire da quel “sentimento” per la natura offerto dal paesaggio che si fonde con le figure, compreso il fedele cane, candido come l’abito della donna. Una rispettosa intimità traspare nel loro contegno anche sotto un velo di affettazione imposto dall’occasione e dall’abito buono: frusciante seta avorio per lei, polito velluto nero per lui, come due facce della stessa medaglia. Domani le occupazioni di sempre li attendono, il lavoro, il governo della casa … e gli abiti saranno magari di tessuti meno fini e costosi, ma le fogge non varieranno di molto. Piace anche pensare in tale contesto, che il pittore, figlio di un mercante di stoffe, si sia potuto affermare ritraendo una nuova classe manifatturiera, come William Hallet, omonimo nonché nipote dello stimato ebanista Reale.

 

«Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma» è una celebre frase di Antoine-Laurent Lavoisier: nobile, fisico, chimico, biologo, filosofo, ed economista. Accademico di Francia, questo illuminato scienziato decapitato nella foga rivoluzionaria, è ritratto dal David futuro cantore della stessa rivoluzione, nell’elogio del suo impegno: il sobrio abito scuro lascia parlare per lui gli attrezzi di lavoro, che lo affiancano alla sua sinistra; alla destra la giovane moglie, che sposò tredicenne per poi divenire sua collaboratrice scientifica: un’ immagine di pura luce nel morbido abito di mussola bianca tipico della “moderna” donna neoclassica, che la farà da padrone fino nella stagione dell’Impero. Un vero inno alla società libera, ma impegnata, per la cui nascita entrambi lavoravano.