1.2 Poesia comico-realistica, volgarizzamenti e novità in prosa

Angelo Emilio Lapi, "Ritratto di Franco Sacchetti", 1795

Accanto alla poesia amorosa, ma con caratteri opposti per stile e contenuti, si sviluppa, in particolare a Siena, un filone di poesia comico-realistica, legata da un lato agli aspetti concreti della vita quotidiana, dall’altra alla satira e al gioco parodico. I temi ricorrenti sono l’esaltazione del denaro e del gioco, il rifiuto della povertà, le invettive contro la fortuna avversa, l’amore sensuale, la rappresentazione caricaturale (degli amici come dei nemici, delle donne giovani e delle vecchie).

 

Si tratta comunque di una poesia colta, che obbedisce a un canone condiviso, risponde a precise convenzioni e si rifà a consolidate tradizioni letterarie. Nei suoi sonetti Cecco Angiolieri, ad esempio, ripropone parodiandoli i temi e il linguaggio della lirica più illustre, mentre Folgòre da San Gimignano, nei sonetti della “corona dei mesi”, rinnova la tradizione provenzale del plazer (cioè “elenco delle cose piacevoli”) raffigurando un quadro della vita cittadina in termini festosi, laici e mondani.

 

Per quanto riguarda la prosa, la produzione volgare è strettamente legata alle esigenze e ai bisogni della nuova classe borghese in ascesa a Firenze e comprende sia opere originali sia volgarizzamenti (spesso liberi rifacimenti di opere già di successo in lingua latina e francese: romanzi cavallereschi, compilazioni erudite, storie universali, raccolte di exempla). Il contatto e il confronto con civiltà letterariamente più mature permettono di strutturare una scrittura con solide strutture grammaticali e sintattiche e dotata di grande forza comunicativa.

 

Anche le opere originali si rivolgono a vari generi: la trattatistica morale (Bono Giamboni, Il libro de’ vizi e delle virtudi e il Fiore di virtù), le scritture religiose (Jacopo Passavanti, Domenico Cavalca), la novella (il Novellino, anonimo della fine del sec. XIII, e la raccolta del Trecentonovelle di Franco Sacchetti, sec. XIV), il romanzo (il cosiddetto Tristano riccardiano e la Tavola ritonda), la cronaca (Dino Compagni, Giovanni Villani l’“Anonimo romano”), i trattati scientifici (Ristoro d’Arezzo, La composizione del mondo colle sue cascioni), l’epistolografia (le lettere di Guittone d’Arezzo).

 

Di notevole rilievo, anche per gli aspetti linguistici, le scritture di carattere pratico sviluppatesi soprattutto in ambito mercantile: libri di conti, registri, contratti, ai quali si affianca anche una vivace letteratura memorialistica (libri di ricordanze personali e familiari). Questa produzione offre uno spaccato della vita, delle abitudini e del pensiero di questa nuova classe sociale e, se non può definirsi propriamente opera letteraria, è tuttavia un importante documento di storia della cultura e della lingua.