Intervista a Lucio Battisti

Lucio Battisti durante la trasmissione radiofonica "Supersonic" (1972) . Per gentile concessione di Rai Teche.

Leggi cosa dice Lucio Battisti della sua musica e degli anni ’70 poi indica se le frasi sono vere o false.

 

(Tratto da Renato Marengo (2010), Lucio Battisti: la vera storia dell’intervista esclusiva, Coniglio ed., Roma.)

 

p. 124

“E poi sono sempre più convinto che un musicista non debba parlare della propria musica, non abbia bisogno di spiegarla. Un musicista la musica la fa: fa un disco, compone, suona e con quello si esprime.”

 

Secondo Lucio Battisti un musicista deve solo fare musica, non serve che poi la spieghi agli altri.

p. 128

“Ora sono passati, appunto, cinque anni [dall’ultima intervista – ndr-.], per la musica e per me, ma soprattutto per la gente. Checché ne pensino gli addetti ai mezzi di diffusione (TV e RAI), quelli che continuano a tenere in piedi il mondo “leggero” (festival, etc.), il pubblico ha subito un’evoluzione, nonostante, appunto, i mezzi di diffusione, siano rimasti indietro. Il pubblico è andato avanti (lo dimostrano del resto le classifiche: da alcuni anni a questa parte i primi posti sono occupati da long-playing di personaggi che in TV vanno pochissimo).

Oggi il rapporto tra artista e pubblico è mutato, oggi occorre coinvolgere il pubblico, provocarlo, stimolarlo, farlo sentire, assieme all’artista, l’autore, l’esecutore stesso di ciò che una volta doveva solo ascoltare, subire.”

 

Per Battisti sia gli artisti che la televisione si stanno evolvendo per seguire l’evoluzione del pubblico.

p. 130

“Questo mio ultimo LP, Anima Latina, è per me un’operazione culturale, quasi un esperimento, e tale dovrà restare; ho fatto alcune considerazioni, alcune correlazioni con altre arti la cui situazione più evoluta è senza dubbio quella iconografica, quella delle forme più recenti di pittura di arte concettuale, ecc.; per capire quanto avanti sia questo tipo di arte, basti pensare a Picasso, a quello che ha significato la rottura, la provocazione dei primi esperimenti dell’artista, divenuti poi documenti, divenuti addirittura scuola, serviti da stimolo ed apertura a nuove cose. Anche nella musica più elementare è utile fare oggi queste operazioni; nella musica contemporanea l’hanno già fatto, nel mondo delle canzoni, quello più vicino alle masse, quello più immediato, per la gente più semplice, ancora non è stato fatto, siamo ancora legati alla strofa, alla rima, sia pure trattandosi di cantautori, di brani impegnati e ricchi di significato: sono sempre cose che si subiscono. Questa sudditanza dell’ascoltatore deve essere modificata; non è che tutti debbano comporre o far musica, ma partecipare sì.”

 

Battisti fa un paragone tra arte e musica e dice che anche nella musica bisogna fare degli esperimenti innovativi come nell’arte, per questo dice che il suo ultimo disco è un esperimento musicale che dovrebbe servire a coinvolgere l’ascoltatore.