2.2. Il Milione di Marco Polo

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Il Devisement du monde (‘Descrizione del mondo’), ovvero Milione, è uno dei grandi libri del Medioevo romanzo, redatto in cooperazione da un viaggiatore-narratore veneziano Marco Polo e da un letterato-estensore, Rustichello da Pisa, che si trovarono prigionieri di guerra dei Genovesi nelle carceri della Superba negli anni 1298-1299. Il testo è diviso in due parti: nella prima Polo narra le avventure della sua famiglia giunta in Cina intorno al 1271, fino al ritorno a Venezia nel 1295; nella seconda descrive il viaggio via terra verso la Cina attraverso la Terrasanta e le vastissime steppe mongoliche giungendo, dopo tre anni e mezzo, ai confini del "Catai" (Cina) e infine a Pechino. Quindi, dopo ben diciassette anni di importanti missioni fino nel Yünnan e nel Tibet, il ritorno attraverso la Persia, alla cui corte soggiornò per nove mesi, ripartendo poi per Trebisonda, Costantinopoli, Negroponte. Arrivò a Venezia nel 1295, dopo venticinque anni di assenza, ma con un bagaglio inestimabile di esperienza e di conoscenza delle condizioni di vita, delle lingue e dei costumi di gran parte dell'Asia orientale, soprattutto del "Mangi" (Cina).

Un’intera sezione del testo è riservata all’impero di Kublai Khan, ultimo Gran Kan, e alla descrizione del suo sfarzoso palazzo dagli interni decorati con oro e argento.

Se Marco Polo è certamente il viaggiatore più conosciuto, non è stato certo il solo a cercare fortuna in Cina ai tempi del dominio mongolo: numerose fonti testimoniano del rapporto di alcune città italiane - soprattutto Venezia e Genova - con l'Estremo Oriente negli ultimi secoli del Medioevo e della presenza di un nutrito nucleo di mercanti italiani, al cui seguito vi giunsero in anche missionari europei, così come ambasciate mongole arrivarono fino alla sede del Papa. La documentazione su questi scambi ruotava sulle miniature, sui manoscritti mercantili con utili indicazioni di viaggio e descrizioni di luoghi e persone e soprattutto sui prodotti da lì importati attraverso la cosiddetta “Via della seta”; il traffico non era comunque unilaterale né limitato alla seta, bensì imperniato sullo scambio reciproco di svariati articoli di lusso.

La singolarità de Il Milione è di porsi in un’area di narrazione solo genericamente da ascriversi al “diario di viaggio” (un genere peraltro venuto grande voga proprio nel Medioevo), consegnando un’immagine dell’Oriente ai confini tra realtà e stravaganza dove l’immaginario collettivo poté plasmarsi e confrontarsi, costruendo un mondo parallelo che non ponesse limite alla fantasia e che per alcuni significava uno stimolante messaggio verso la conoscenza del “diverso”, aprendo l’occhio e la mente ad un più vasto orizzonte oltre l’antropocentrismo culturale di matrice occidentale.

Così dal prologo intendiamo:

Ppoi che Iddio fece Adam nostro primo padre insino al dì d’oggi, nè cristiano nè pagano, saracino o tartero, nè niuno huomo di niuna generazione non vide nè cercò tante maravigliose cose del mondo come fece messer Marco Polo