2.1. Giovanni Villani, Nuova cronica

Moda e design

Libro primo; tomo I; Libro Tredecimo

cap. IV

 

La lettera che i rre Ruberto mandò al duca d’Atene, quando seppe ch’avea presa la signoria di Firenze.

 

Data a Napoli a dì XVIIII di settembre MCCCXLII,… indizione”. e nonn-è da lasciare di fare memoria d’una sformata mutazione d’abito che-cci recaro di nuovo i Franceschi che vennero al duca in Firenze; che colà dove anticamente il loro vestire e abito era il più bello, nobile e onesto, che null’altra nazione, a modo di togati romani, sì-ssi vestieno i giovani una cotta overo gonnella, corta e stretta, che non si potea vestire senza aiuto d’altri, e una coreggia come cinghia di cavallo con sfoggiate punte e puntale, e con grande scarsella alla tedesca sopra il pettignone, e il cappuccio vestito a modo di sconcobrini col batolo fino alla cintola e più, ch’era capuccio e mantello, con molti fregi e intagli; il becchetto del cappuccio lungo fino a terra per avolgere al capo per lo freddo, e colle barbe lunghe per mostrarsi più fieri inn-arme: I cavalieri vestivano uno sorcotto, overo guarnacca stretta, ivi su cinti, e-lle punte de’ manicottoli lunghi infino in terra foderati di vaio e ermellini. Questa istrianza d’abito non bello né onesto, fu di presente preso per i giovani di Firenze e per le donne giovani di disordinati manicottoli, come per natura siamo disposti noi vani cittadini alle mutazioni de’ nuovi abiti, e i strani contraffare oltre al modo d’ogni nazione sempre al disonesto e vanitade; e non fu sanza segno di futura mutazione di stato. Lasceremo di ciò, e diremo d’altre novità di fuori che furono ne’ detti tempi.