6. Raffaello Sanzio

Arti

Pittore e architetto, Raffaello nasce a Urbino nel 1483, riceve i primi insegnamenti dal padre Giovanni Santi, artista apprezzato dalla corte urbinate. Verso il 1497 è a Perugia, nella bottega del Perugino con cui forse lavora agli affreschi della Sala delle Udienze del Collegio del Cambio (1496-1500). L’affresco nella casa urbinate di Giovanni Santi raffigurante la Madonna con il Bambino (1498 c.) è una delle primissime opere di Raffaello, che nel 1499 si trasferisce a Città di Castello dove esegue lo Stendardo della Santissima Trinità (Pinacoteca comunale), in cui è ancora forte l’influenza di Perugino. Alcuni soggiorni in altre città italiane consentono al giovane artista arricchire le proprie conoscenze: nel 1503 è a Roma per l’incoronazione di Giulio II a pontefice e nel 1504 è a Siena dove collabora con Pinturicchio agli affreschi della Libreria Piccolomini. Lo Sposalizio della Vergine (Milano, Pinacoteca di Brera), firmato e datato 1504, per la chiesa di S. Francesco a Città di Castello, ripropone il soggetto di una pala di Perugino (1503, Caen, Musée des Beaux-Arts). A Firenze Raffaello studia le opere di Leonardo e Michelangelo e dei protagonisti del Quattrocento fiorentino, Donatello, Masaccio, Brunelleschi.

 

In questo periodo esegue diverse versioni di Madonna con il Bambino e Sacra Famiglia in cui sperimenta nuovi schemi compositivi con grande attenzione alla naturalità di colori e ambientazioni. Le immagini sacre di questo periodo raggiungono spesso la perfezione formale come la Pala Ansidei per Perugia (Londra, National Gallery, 1505), la Madonna del Granduca (Firenze, Palazzo Pitti, 1504 c.), la Madonna del Belvedere (Vienna, Kunsthistorisches Museum, 1506), la Madonna del cardellino (Firenze, Uffizi, 1507 c.), la cosiddetta Belle Jardinière (Parigi, Louvre, 1507).

 

Nei ritratti, Raffaello si concentra sulla descrizione di volti, vestiti e gioielli dei personaggi ottenendo effetti di grande naturalezza e concretezza storica come nel Ritratto di Agnolo Doni, il Ritratto di Maddalena Strozzi (Firenze, Galleria Palatina, 1506 c.), la Dama con liocorno (1505-06 c., Roma, Galleria Borghese). La Madonna del baldacchino (Firenze, Palazzo Pitti 1507-1508 c.), in cui Raffaello rinnova lo schema della pala d’altare disponendo i santi intorno al trono della Vergine davanti a un grandioso fondale architettonico, rimane incompiuta perché Raffaello nel 1508 è chiamato a Roma per decorare l'appartamento in Vaticano di papa Giulio II. La prima Stanza, detta della Segnatura, è terminata nel 1511: dominata da un senso di armonia e di misura, culmina nella Scuola di Atene, rievocazione dei sapienti e filosofi antichi entro una solenne architettura, in una perfetta rappresentazione prospettica. Nella seconda Stanza, detta di Eliodoro (1511-1513), episodi delle Scritture simboleggiano l’intervento divino in favore della Chiesa nei momenti di difficoltà. Qui lo stile diventa più mosso, a volte decisamente drammatico, con nuovi e più intensi effetti luministici per il confronto diretto con Michelangelo, impegnato nella Sistina, e i pittori veneti presenti a Roma. Nelle pareti sono rappresentate la Cacciata di Eliodoro dal Tempio, la Liberazione di s. Pietro, la Messa di Bolsena e l’Incontro di Attila e di Leone Magno, in cui il santo ha le fattezze di papa Leone X, succeduto a Giulio II nel 1513.

 

Mentre lavora nelle Stanze, Raffaello realizza anche il Trionfo di Galatea nella villa di Agostino Chigi, detta Farnesina (1511), pale d’altare come la Madonna di Foligno (Città del Vaticano, Pinacoteca Vaticana, 1511-1512 c.), la Madonna Sistina (Dresda, Gemäldegalerie, c. 1513-1514) e la S. Cecilia (Bologna, Pinacoteca Nazionale, c. 1513-1514) che rompono con il tradizionale impianto architettonico delle sacre rappresentazioni e mirano a raggiungere il massimo coinvolgimento dello spettatore.

 

Nel Ritratto di Giulio II (Londra, National Gallery, 1511) Raffaello raggiunge risultati innovativi nella ricerca di un rapporto con lo spettatore, nella resa mimetica dei particolari e nella caratterizzazione psicologica dei personaggi. Per fare fronte ai numerosi impegni Raffaello ricorre alla collaborazione degli allievi come nella terza Stanza, detta dell’Incendio di Borgo. Alle pareti appaiono storie dei papi Leone III e Leone IV, per celebrare il pontefice regnante, Leone X; l’Incendio di Borgo, del 1514 c., è in massima parte autografo. La quarta Stanza, detta di Costantino, commissionata nel 1517, rimane incompiuta a causa della morte di Raffaello e viene portata a termine dai suoi allievi.

 

Nel 1514 Raffaello era stato nominato architetto della Fabbrica di S. Pietro e i suoi interessi si erano spostati progressivamente verso l’architettura e lo studio delle antichità. Disegna i dieci cartoni con Storie dei SS. Pietro e Paolo per gli arazzi della Cappella Sistina (1514-1516). Con il preponderante intervento della bottega, Raffaello decora con ornamentazione all’antica e grottesche la Stufetta del cardinale Bibbiena (1516-1517 c.), la Loggia di Psiche alla villa Farnesina (1517 c.) e le Logge Vaticane (1518-1519). Interamente autografi sono il Ritratto di Baldassarre Castiglione (Parigi, Louvre), il Ritratto di Leone X con due cardinali (Firenze, Uffizi, 1518-1519), l’Autoritratto con un amico (Parigi, Louvre, 1518-1519 c.). La sua ultima opera è la Trasfigurazione (Città del Vaticano, Pinacoteca Vaticana, 1518-1520).

 

Raffaello muore a Roma il 6 aprile 1520. Viene sepolto al Pantheon e l’epitaffio sulla sua tomba è composto da Pietro Bembo.

 

 

Bibliografia: P. De Vecchi, Raffaello, Milano, Rizzoli, 1975; K. Oberhuber, Raffaello. L’opera pittorica, Milano, Rizzoli, 1999.