5. Michelangelo Buonarroti

Arti

Architetto, scultore, pittore, poeta, Michelangelo fu considerato già dai contemporanei il massimo esponente del Rinascimento italiano. Nasce a Caprese (Arezzo) nel 1475; studia sotto la guida dell’umanista Francesco da Urbino, ma la sua precoce vocazione artistica lo spinge, nonostante l’iniziale ostilità del padre, a entrare nel 1488 nella bottega fiorentina di Domenico Ghirlandaio, presto abbandonata perché il giovane comincia a frequentare i Giardini medicei di S. Marco dove studia le scultore antiche della collezione medicea. Stringe amicizia con Lorenzo il Magnifico e con la sua corte di letterati e umanisti. Alla prima giovinezza appartengono il rilievo “stiacciato” della Madonna della scala (1489-1494 c.) e la Battaglia dei centauri (Firenze, Museo Buonarroti), in cui si avverte l’ammirazione per Donatello e per la statuaria antica.

 

Alla caduta dei Medici nel 1494 Michelangelo lascia Firenze; a Bologna esegue per l’arca di S. Domenico le statue di S. Procolo, S. Petronio e un Angelo portacandelabro di grande potenza plastica. Dopo un breve ritorno a Firenze, si reca a Roma nel 1496. Qui scolpisce il Bacco (Firenze, Museo Nazionale del Bargello) e la Pietà (1498-1499 c.) per la Basilica di S. Pietro, opere in cui l’artista dimostra una capacità senza eguali di rendere l’anatomia dei corpi umani e di trattare la superficie scultorea con sbalorditiva abilità.

 

Tornato a Firenze nel 1501, realizza il David (Firenze, Galleria dell’Accademia), ricavato da un grande blocco di marmo e collocato di fronte a Palazzo Vecchio in Piazza della Signoria. Scolpito con grande virtuosismo nella resa dei particolari anatomici, il David rappresenta gli ideali di bellezza fisica e morale del Rinascimento: la fiera bellezza dell’eroe è anche espressione delle sue virtù morali ed emblema delle virtù civiche dell’uomo rinascimentale. L’enorme popolarità acquisita con il David porta a Michelangelo numerose commissioni, fra cui  la Madonna con il Bambino per la chiesa di Notre-Dame a Bruges (1503-1504 c.) e il Tondo Pitti (Firenze, Museo Nazionale del Bargello), realizzati fra il 1502 e il 1504. Fra il 1503 e il 1504 l’artista dipinge la Sacra Famiglia comunemente detta Tondo Doni (Firenze, Gallerie dell’Accademia): le possenti figure della Vergine, il Bambino e Giuseppe si legano in un tutt’uno dinamico con le figure dello sfondo, in una composizione ricca di movimento e di energia.

 

Nel 1504 Michelangelo viene incaricato di affrescare la Battaglia di Cascina nella Sala Grande di Palazzo Vecchio, di fronte alla parete in cui Leonardo sta realizzando la Battaglia di Anghiari. Michelangelo prepara un cartone della composizione, perduto, ma interrompe la lavorazione per recarsi nel 1505 a Roma perché chiamato a realizzare il mausoleo funebre di papa Giulio II. Il grandioso monumento, in cui architettura e scultura si fondono per celebrare il pontefice e la Chiesa, viene più volte accantonato e ripreso; Michelangelo vi lavorerà per molti anni riuscendo a realizzare solo in parte il progetto originario. Nel 1506 l’artista è a Bologna assieme a Giulio II che gli commissiona la propria colossale statua bronzea, collocata sulla facciata di S. Petronio nel 1508 e distrutta tre anni più tardi. Nello stesso anno Michelangelo è incaricato di affrescare la Cappella Sistina, che, completata nel 1512, risponde a un complesso programma iconografico. Capolavoro assoluto, la Cappella Sistina impressiona lo spettatore per il dinamismo e la solidità volumetrica dei corpi e per la sua straordinaria intensità cromatica. Alla morte di Giulio II nel 1513 Michelangelo progetta una seconda versione del monumento funebre e realizza alcune delle statue destinate al mausoleo, i due Prigioni del Museo del Louvre e il Mosè in S. Pietro in Vincoli.

 

Negli anni successivi l’artista torna a Firenze, perché papa Leone X gli affida il progetto, poi non realizzato, della facciata e della Sagrestia Nuova di S. Lorenzo (1520-1533) dove avrebbero dovuto trovare posto le sepolture di diversi membri della famiglia medicea. Furono però realizzati solo i mausolei di Giuliano di Nemours e del duca d’Urbino Lorenzo, su cui sono sdraiate le allegorie della Notte e del Giorno per la tomba di Giuliano, l’Aurora e il Crepuscolo per la tomba di Lorenzo. Nel 1524  papa Clemente VII gli affida il progetto della Biblioteca Laurenziana a Firenze, ma dopo il Sacco di Roma (1527) e la cacciata dei Medici da Firenze, Michelangelo si pone al servizio della Repubblica fiorentina e ne progetta le fortificazioni.

 

Bandito da Firenze con il rientro dei Medici, Michelangelo viene perdonato e graziato da papa Clemente VII. Rientra a Roma nel 1534, lasciando incompiuta la Biblioteca Laurenziana, ed è incaricato di dipingere il Giudizio Universale nella parete di fondo della Cappella Sistina (1537-1541). Michelangelo sconvolge l’iconografia tradizionale del tema, rinuncia a qualsiasi partizione architettonica e a misurare razionalmente lo spazio. Al centro della parete appaiono il vigoroso Cristo giudice affiancato dalla Madonna; in un turbine compositivo sono rappresentati angeli e beati, eletti e dannati, la resurrezione dei corpi, la voragine infernale, con un’intensità e potenza espressiva che trasmettono soprattutto lo sconcerto dell’umanità davanti al giudizio divino. L'opera provocò grande ammirazione ma anche sdegno nei contemporanei, che accusarono Michelangelo di eresia e di oscenità per la profusione di nudi. Papa Paolo III però gli affida la decorazione della sua cappella privata in Vaticano con la Conversione di s. Paolo e la Crocifissione di S. Pietro (1542-1550 c.), che sono le ultime opere pittoriche di Michelangelo. Egli infatti lavora fino alla morte soprattutto come architetto. Completa il palazzo della famiglia Farnese, riprogetta la piazza del Campidoglio, disegna la Porta Pia (1561) e dal 1546 è chiamato ad occuparsi della basilica di S. Pietro, per la quale disegna la cupola. Fra le ultime opere vanno ricordate la Pietà del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze (1550-1555 c.) e la Pietà Rondanini (Milano, Castello Sforzesco, 1552-1564 c.), esempio perfetto del “non finito” in cui l’assenza di definizione fisica delle figure riflette la profonda tensione spirituale dell’artista. Michelangelo muore a Roma il 12 marzo 1564; sarà sepolto a Firenze nella chiesa di S. Croce.

 

 

Bibliografia: C. De Tolnay, Michelangelo, Princeton, Princeton University Press,1945-1960, 5 voll.;  L. Dussler, E. N. Girardi, «Buonarroti, Michelangelo», in Dizionario biografico degli italiani, XV, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1972,  pp. 161-178.