La sillaba

Fonologia

Per sillaba si intende un’unità costituita da un fonema o da un gruppo di fonemi che si pronuncia come una unità indivisibile e quindi senza pausa di voce allinterno.

 

Ogni sillaba deve obbligatoriamente presentare una vocale, attorno alla quale possono figurare suoni consonantici, semiconsonantici, semivocalici. La vocale costituisce il nucleo della sillaba, mentre la consonante (o le consonanti) che può precedere la vocale forma l’attacco della sillaba. L’eventuale consonante che segue la vocale costituisce la coda della sillaba. Nucleo e coda formano la rima della sillaba. Diamo di seguito lo schema della sillaba e al di sotto analizziamo le quattro sillabe della parola elefante.

 

 

Lo schema ci fa capire come si distinguono i confini tra una sillaba e l’altra. Perché abbiamo diviso la parola elefante in quel modo e non, per esempio, così: el-efa-nte?

I criteri per la divisione in sillabe sono i seguenti:

 

- ogni sillaba, abbiamo detto, deve contenere una vocale e non più di una (si intende vocale fo­nica e non il segno grafico di una vocale, che può avere altri valori);

- i dittonghi (ia, ie, ua, ue, ecc.) e i trittonghi (uoi, tei, ecc.) sono indivisibili (qua è una sillaba; tuoi è una sillaba; vie-ni sono due sillabe; guer-ra sono due sillabe);

- le vocali in iato appartengono a due sillabe diverse (vi-a; vi-a-le; pa-e-se);

- le consonanti scempie (cioè singole) fanno sillaba con la vocale seguente (mi-ra-co-lo), costituendone l’attacco;

- i gruppi di due o più consonanti diverse tra loro possono presentare casi diversi:

a) se si tratta di un gruppo che ricorre anche all’inizio di una parola italiana, tut­to il gruppo fa parte della stessa sillaba (ne costituisce l’attacco), insieme con la vocale successiva: a-cre (come cre-ta); a-pri-le, co-pri-re (come pri-ma); rospo, o-spi-te (come spi-na); a-spro, a-stro (come spre-co, stra-no);

b) se il gruppo nell’insieme non ricorre all’inizio di una parola italiana, le conso­nanti vengono divise tra le due sillabe: on-da, ar-co, cam-po, en-tro, tec-ni-ca, ab-di-ca-re, ecc. (dato che non esistono nella nostra lingua parole che cominciano con nd-, re-, ecc.);

- le consonanti o i gruppi di consonanti in fine di parola (ciò capita con le parole prese in prestito da altre lingue) fanno sillaba con la vocale precedente: sport è parola di una sillaba; stan-dard, re-cord sono di due sillabe;

- ovviamente i digrammi e trigrammi (eh, gh, gn, gli, ecc.) non si dividono mai tra sillabe diverse.

 

Infine notiamo:

- le sillabe che finiscono in vocale (e cioè non hanno la coda) si dicono aperte (o libere), quelle che finisco­no in consonante (e cioè hanno la coda) si dicono chiuse (o implicate);

- le parole di una sola sillaba (anche se di una sola vocale) si chiamano monosil­labi (dal greco mònos ‘unico’); quelle di più sillabe, polisillabi (dal greco polys ‘mol­to’), ma queste poi si dividono in bisillabi, trisillabi, quadrisillabi, ecc.