Pronuncia e grafia delle consonanti

Fonologia

Il confronto dato poco sopra dimostra che ci sono, nel nostro alfabeto, lettere con due valori (c = /k/ e /tʃ)/; g = /g/ e /dʒ/; s = /s/ e /z/; z = /ts/ e /dz/) e che, d’altra parte, si usano gruppi di due o tre lettere per esprimere un solo suono (è il caso di ch, gh, ci, gi, gn, glo gli, sc o sci); questi raggruppamenti di due o tre lettere che espri­mono un solo suono si chiamano rispettivamente digrammi e trigrammi.

 

Nella struttura fonologica dell’italiano esistono due costrittive alveolari spiranti, una sorda /s/ e una sonora /z/, anche se nella scrittura comune esse sono rappresentate dallo stesso grafema s. Nella pronuncia, la distinzione è fatta abbastanza concordemente da tutti i parlanti quando si trat­ta di suono all’inizio della parola (/ꞌsale/, /ꞌsanto/, e /ꞌzbirro/, /ꞌzbattere/), mentre c’è molta difformità quando il suono è all’interno della parola e tra due vocali: nell’Italia settentrionale prevale nettamente la pronuncia sonora /z/ (ꞌkaza/, /ꞌrɔza/), in Toscana si ha una percentuale pari dei due tipi /ꞌkaza/, /ꞌrɔza/), nell’Italia meridionale prevale invece nettamente la pronuncia sorda /s/ (/ꞌkasa/, /ꞌrɔsa/).

Ma, come nel caso delle e o o aperte e chiuse, questa diversa pronuncia non porta quasi mai a confusioni di parole, sicché rappresenta, ormai, soltanto una caratteristica regio­nale. Si va diffondendo, comunque, la pronuncia di tipo settentrionale, cioè con s intervocali­ca sempre sonora.

Anche per la z iniziale c’è differenza tra Nord, Centro e Sud: al Nord prevale la pronuncia sonora (/dz/), e questa tendenza si va diffondendo nel resto d’Italia (si dice abbastanza spesso /ꞌdzio/, /ꞌdzappa/, ecc.).

 

Chiariamo, inoltre, un particolare che riguarda anche le vocali. La i che si trova dopo e e g davanti ad a, o, u (ad es. in giallo, giovane, giunco) è un semplice segno grafico, che serve a dare valore di suono palatale alla lettera g, e non rappresenta un suono vocalico autonomo: quindi non forma dittongo con la vocale successiva, né può, ovviamente, essere contato come sillaba (come invece può accadere in parole come vieni, siede, ecc, pronunciabili con dieresi: vi-eni, si-ede).

Invece, in parole come cielo, cieco, scienza, coscienza, la i, anche se non si fa sentire nella pro­nuncia, è una vera semiconsonante che forma dittongo con la e successiva: e quindi è possibile la lettura con dieresi (ci-elo, ci-eco, ecc.).