3.1 Fonetica e grafia

Varietà dell'italiano

Sul piano fonetico, nel parlato dei semicolti si rilevano frequenti errori nell’accentazione (persuàdere, centrifùga) ed evitamenti di sequenze foniche complesse o estranee al sistema [pis:i]cologo, ga[s:e]. Nella scrittura, oltre a tratti dovuti a interferenze dialettali e regionali o a fenomeni di ipercorrettismo (Andonio, manciare, in semicolti meridionali), sono da segnalare:

 

(a) la mancata percezione dei confini delle parole, con frequenti univerbazioni di articoli, pronomi clitici e preposizioni (lamico, tidico, avedere), e anche con alcune improprie segmentazioni (con torni, di spetto, in dirizzo, l’aradio, con concrezione dell’articolo);

 

(b) la difficoltà nella resa delle doppie, spesso scempiate (fato «fatto») – ma a volte, per ipercorrettismo, le scempie vengono indebitamente raddoppiate (baccio ‘bacio’), specie da scriventi settentrionali – e la semplificazione dei nessi consonantici, nella grafia come spesso anche nella pronuncia (atro ‘altro’; particolarmente frequente è l’omissione della nasale: sepre ‘sempre’, fidazzata ‘fidanzata’);

 

(c) la presenza di errori di ortografia, soprattutto in alcuni punti critici del sistema, come la ‹h›, omessa (anno visto, ance ‘anche’) o usata a sproposito (chome), la ‹q›, indebitamente estesa (quore, qucina), i digrammi e trigrammi (celo ‘cielo’, molie o mogle ‘moglie’);

 

(d) la scarsa e impropria utilizzazione dei segni paragrafematici: accenti e apostrofi omessi o inseriti indebitamente; uso casuale e a volte ‘reverenziale’ delle maiuscole, per le iniziali delle parole ritenute più importanti; punteggiatura per lo più assente o messa a casaccio.