5.1. 1879: Dalla memoria autobiografica di Tomaso May

Emigrazione e lingua italiana nel mondo

 

Il sito web del Museo Etnografico di Schilpario, nel bergamasco, mette a disposizione dei visitatori alcuni documenti autografi di emigrati dalla zona circostante. In particolare, risulta interessante lo spezzone del diario tenuto da Tomaso May, riguardante il suo viaggio nei territori del Canada nel periodo settembre-ottobre 1879, durante la Grande Corsa all’Oro.

 

 

… e io sono rimasto solo per buona combinasione mi incontrai con due individui che venivano dal australia uno era un vero australiano inglese, l’altro suo compagno era piemontese biellese due brave persone, e così mi sono associato con loro come compagno, erano due bravi prospettori, e così abbiamo comperato una barca col motorino loro sapevano operarla, e siamo partiti di nuovo giù a lungo questo yokon river cioè sempre il medesimo fiume, abbiamo percorso circa 250 chilometri e siamo andati a un punto dove ci siamo messi a prospettare, in poco tempo abbiamo fatto una discreta fortuna da lì non vera più niente da fare, siamo di nuovo partiti, abbiamo fatto di nuovo 300 chilometri, e siamo arrivati in un campo da indiani, e siamo poi andati su in una collina che si chiamava artic circle tradurlo in italiano si chiamava circolo artartico, eravamo a 160 chilometri dalle frontiere della Siberia da lì abbiamo incominciato a prospettare, ma siamo rimasti traditi del’apparenza del terreno, in poche parole per compiere il lavoro ci voleva dei macchinari, allora abbiamo dovuto fare tutto il ritorno fino alla Città da Dason per acquistare tutti macchinari, fra la spesa della compra e il trasporto mi è costato molto, e dopo avere prospettato bene siamo rimasti delusi non abbiamo trovato niente come si credeva abbiamo lasiato tutti macchinari lì e abbiamo perso tutto, si avvicinava il triste inverno era verso la metà di ottobre, siamo andati giù dove passava l’ultimo Battello che era carico di viveri, abbiamo fatto la provisione per tutto l’inverno, e ci siamo ritirati dentro una pianura in mezzo ai boschi che per fortuna abbiamo trovato una gabina abbandonata, vi era una stufa da poter far almeno il pane e il letto senza materasso quella era tutta la mobilia che abbiamo trovato abbiamo tagliato giù le piume e gli alberi e qualche erbaccia secca e quello fu il nostro materasso e così abbiamo passato tutto l’inverno lì, il freddo si aggirava sui 25 gradi ai 45 sotto zero, quelle poche ore di giorno che vi era si andava a caccia dei cervi per la carne che fa bisogno, quando finalmente è arrivato il mese di maggio siamo partiti a far ritorno a Dason City, 550 chilometri colla barca a motorino da lì a Dason City abbiamo preso il Batello che ci ha portato di nuovo a white horse chiamato mulo bianco 690 chilometri di viaggio, da lì siamo andati 10 chilometri distante dove vi era una grossa miniera del rame, e abbiamo preso lavoro a tagliare legna fuori in mezzo al deserto sotto una tenda e si dormiva in terra quella era il nostro al’oggio, verso la metà di ottobre il tempo cominciava a fare freddo e i mei compagni sono ripartiti per Dason City che si erano procurati un lavoro per l’inverno allora io cercai lavoro da minatore nella miniera e l’o trovai, fui molto contento che mi credeva da passare l’inverno e di più dopo 18 mesi di alaska era la prima volta che ebbi un letto da dormire col materasso non mi sembrava nemmeno vero, ma purtroppo dopo dieci giorni di lavoro con mia sorpresa è arrivato un telegramma dalla compagnia di chiudere la miniera, e così avevo appena la moneta limitata da fare ritorno negli stati uniti e così spedii i miei bagagli alla Città di Skagway porto di mare vi era 165 chilometri di ferrovia e di nuovo per risparmiare moneta o pensato di farle a piedi e doveva farlo in tre giorni perché il quarto giorno partiva il Bastimento che dovevo prendere per ritornare negli S.U. dunque sono partito…