2. Le condizioni extralinguistiche

Emigrazione e lingua italiana nel mondo

Partiamo dal considerare le condizioni extralinguistiche che influiscono sulla lingua dei migranti. Diadori, Palermo e Troncarelli (2009, pp. 60-61) citano:

 

(a) l’atteggiamento nei confronti dei neoarrivati, vòlto all’integrazione nei paesi americani e in Australia, ma molto più ostile nei paesi europei;

 

(b) la durata attribuita dal migrante al proprio trasferimento all’estero: molto spesso chi emigrava lo faceva definitivamente, ma è chiaro che l’atteggiamento nei confronti della lingua del paese ospitante è molto diverso se il soggetto pensa a una rilocazione solo temporanea;

 

(c) le possibilità di contatto con la madrepatria, importanti per mantenere vivo l’uso della propria lingua d’origine (tanto è vero che nei documenti si trovano lettere non solo indirizzate alla famiglia, ma anche ad amici, al parroco del paese di provenienza, all’ex datore di lavoro);

 

(d) la prossimità linguistica e culturale con il paese ospite, come nel caso dell’Argentina;

 

(e) la consistenza numerica e la densità demografica della comunità di connazionali, che influisce sulla possibilità di parlare la propria lingua d’origine pur essendo all’estero (si pensi alle grandi comunità italiane negli Stati Uniti o in Australia);

 

(f) le occasioni di esposizione alla lingua italiana, ovviamente cresciute con l’era dei mass media e di Internet.