Nella categoria degli avverbi si fanno rientrare parole ed espressioni dalla funzione molto diversa.
Come gli aggettivi, così anche gli avverbi si possono raggruppare all’incirca in tre grandi categorie: avverbi qualificativi, avverbi determinativi, avverbi valutativi. Vi sono poi gli avverbi interrogativi ed esclamativi.
Gli avverbi qualificativi indicano modalità o quantità non precisata. Si differenziano dagli altri avverbi perché quasi tutti possono avere le forme del comparativo e del superlativo e taluni possono anche essere «alterati».
1. Avverbi di modo
Gli avverbi di modo precisano e modificano il significato dei verbi o di altri tipi di parole che descrivono azioni e condizioni. Molti sono derivati da aggettivi con l’aggiunta della terminazione -mente, altri invece sono di altra forma.
Sono avverbi di modo: dolcemente, lentamente, silenziosamente, stranamente, freddamente, facilmente, difficilmente, aspramente, ecc. Ma lo sono anche questi: bene, male, volentieri, e altri che indicano atteggiamenti e posizioni del corpo: carponi, bocconi, ginocchioni, penzoloni, ecc. Inoltre, sono usati come avverbi (riferiti a verbi) anche gli aggettivi qualificativi, nella forma del maschile singolare: Corre forte; Parliamo piano; Vorrei vederci chiaro.
Esclusi quelli in -oni, gli altri possono avere le forme del comparativo e del superlativo: facilmente / più facilmente / facilissimamente; bene / meglio / benissimo (o ottimamente); male / peggio / malissimo / (o pessimamente); piano / più piano / pianissimo.
Alcuni avverbi di modo (non quelli in -mente o in -oni) hanno anche le forme alterate: benino, benone, maluccio, malaccio, pianino.
Sono molte anche le locuzioni avverbiali che hanno un significato di modo: in gran fretta, all’improvviso, di corsa, di gran carriera, a casaccio, di buona (o mala) voglia, a poco a poco, a lungo, in un baleno, a piedi, a voce, a memoria.
2. Avverbi di quantità
Gli avverbi di quantità (o misura) esprimono il concetto di quantità non precisata, riferito sia ai verbi, sia ad altri tipi di parole. Sono avverbi di quantità molto, poco, tanto, troppo, meno, più, parecchio, assai, abbastanza, quasi. (Molto, poco, tanto, troppo, sono anche aggettivi variabili: poche case, molti fiori).
Molto e poco hanno il comparativo (rispettivamente, più e meno) e il superlativo assoluto (moltissimo, pochissimo). Il superlativo di tanto è tantissimo.
Affatto significa ‘del tutto’, ma di per sé non ha valore negativo.
Quanto ha funzione di avverbio di quantità in frasi interrogative (dirette: Quanto costa?; o indirette: Dimmi quanto costa).
Gli avverbi determinativi indicano luogo e tempo.
1. Avverbi di luogo
Gli avverbi di luogo indicano posizione vicina a chi parla (qui, qua, quaggiù, quassù) o lontana da chi parla (lì, là, laggiù, lassù). La posizione vicina a chi ascolta sarebbe indicata da costì e costà (corrispondenti all’aggettivo dimostrativo codesto), che però si usano quasi soltanto per iscritto (parlando, molto poco fuori della Toscana). Funzionano come avverbi di luogo anche le particelle ci (e vi) (‘in questo luogo’ o ‘in quel luogo’) e la particella ne (‘da lì’).
Altri avverbi di luogo indicano genericamente vicinanza, lontananza, posizione: vicino, lontano, davanti, contro, dietro, dopo, presso, sopra, sotto, ecc., che possono funzionare anche come preposizioni.
2. Avverbi di tempo
Gli avverbi di tempo indicano circostanze di tempo: oggi, ieri, domani, ecc.; ora, adesso, allora, poi, dopo, prima, ancora; presto, tardi, subito; spesso, sempre, mai, già.
Tra gli avverbi di tempo hanno i gradi di comparazione presto, tardi, spesso (presto, [prima], prestissimo; tardi, più tardi, tardissimo, ecc.). Alterati: prestino, tardino, ecc.
Gli avverbi di affermazione, negazione e dubbio si usano per rafforzare, negare o mettere in dubbio ciò che è indicato da un verbo o da un’altra parola oppure come risposta a una domanda. Sono avverbi affermativi: sì, certo, certamente, esattamente (o esatto); sono avverbi negativi: no, non, né (‘e non’), neppure, nemmeno, neanche; sono avverbi di dubbio: forse, chissà, probabilmente, eventualmente; Sono avverbi di valutazione anche: purtroppo, per fortuna, fortunatamente, sfortunatamente.
Gli avverbi sì e no sono da considerare profrasi, nel senso che rappresentano una frase avente lo stesso significato di un enunciato presente nel contesto immediatamente precedente: es. Usciamo insieme oggi? Sì [usciamo] / No [non usciamo]. Il non e il no si comportano diversamente. Il non è un vero attributo avverbiale che si lega di solito a un aggettivo o a un verbo per indicarne il contrario (non bello = brutto; non parla = tace) o ad un altro avverbio o a un nome per escludere un concetto (non oggi = un giorno diverso da oggi; non decisione = una decisione che non è veramente tale). Il no è un’espressione che nega un’intera frase (Hai visto Paola? Risposta: No).
Si ricorda che alcune congiunzioni (comunque, benché, sennonché..?) svolgono anche la funzione di avverbio frasale.
Gli avverbi interrogativi sono quelli che introducono una interrogativa diretta. Possono distinguersi in interrogativi di luogo (dove?), di tempo (quando?), di modo (come?), di quantità (quanto?), di causa (perché?; come mai?). Quando introducono un’interrogativa indiretta svolgono la funzione di congiunzioni.
Alcuni avverbi interrogativi possono anche comparire in frasi esclamative, diventando quindi avverbi esclamativi: Dove sono capitato!; Come sono contento!; Quanto ti voglio bene!