Gli aggettivi determinativi (detti anche «indicativi») sono chiamati così perché servono a determinare aspetti più precisi di una persona o cosa e cioè la sua relazione con qualcosa, la proprietà, il possesso, la posizione nel tempo e nello spazio, l’identificazione, il numero, ecc. La caratteristica di tutti gli aggettivi di questo gruppo è di non poter essere fatti comparativi o superlativi (non si può dire, se non per esagerare, più mio, o miissimo), né alterati. Alcuni sono variabili di genere e numero e seguono il modello di bravo. Si dividono in:
1. relazionali: molti aggettivi sono stati ricavati da nomi mediante suffissi: -ale
(natura → naturale; posta → postale), -are (luna → lunare), -ario (ferrovia → ferrovia-rio), -ano (Italia → italiano; Africa → africano);
2. possessivi: mio, tuo, suo, nostro, vostro, proprio, con le rispettive forme femminili e plurali (come bravo), e loro e altrui, invariabili (ad es.: la mia bicicletta, i tuoi cani, la nostra scuola, la loro casa);
3. dimostrativi: mostrano la posizione della cosa indicata rispetto a chi parla o a chi ascolta: questo, -a, -i, -e (ad es.: questo libro, vicino a chi parla); quello, -a, -i, -e (lontano da chi parla e da chi ascolta). Per indicare una cosa vicina soltanto a chi ascolta c’è la forma codesto, usata quasi unicamente per iscritto (è molto utile nelle lettere e nelle domande inviate a uffici, ecc., per specificare se ci si riferisce a una cosa vicina a chi riceve e non a chi scrive). Ma nell’uso parlato codesto è comune soltanto in Toscana; nell’uso più generico si ricorre a questo o a quello o si aggiungono altre indicazioni;
4. identificativi: identificano esattamente la persona o cosa: stesso, medesimo (ad es. la stessa casa, il medesimo vestito);
5. indefiniti: danno una indicazione indefinita di qualità e di quantità: alcuno, taluno, nessuno, ciascuno, altro, certuno, certo, tale, molto, poco, tanto, ecc. sono variabili (ad es. alcuni nemici, nessuna difficoltà, ecc.); qualunque, qualsiasi, qualsivoglia, qualche, ogni sono invariabili e si accompagnano solo al nome singolare (ad es. qualche ragazzo, qualche ragazza, ogni anno);
6. interrogativi ed esclamativi: indicano una qualità e una quantità in forma di domanda o di esclamazione: che, quale, quanto (ad es.: Che classe?; Quale sorpresa!; Quante persone?);
7. numerali: tutti i numeri sono aggettivi e si distinguono in cardinali (uno, due, tre, quattro, ecc., invariabili, tranne uno), ordinali (primo, secondo, terzo, ecc., variabili per numero e per genere; ad es.: capitolo ottavo, decima lezione) e moltiplicativi, anch’essi variabili: doppio, triplo, quadruplo, ecc. (ad es. doppia razione).
Alcuni aggettivi determinativi possono essere usati anche da soli, ossia come pronomi. Ad es. Volevo comprare una camicia, ma quelle che mi hanno fatto vedere non mi piacevano.
Hanno funzione di aggettivi determinativi anche alcuni composti avverbiali come dappoco, dabbene, perbene (un uomo dappoco, un uomo perbene) odi altro genere, come antifurto, antinebbia.