Aggettivi qualificativi e loro modificabilità

Morfologia

Gli aggettivi si possono raggruppare in due grandi categorie: i qualificativi e i determinativi.

 

Gli aggettivi qualificativi indicano qualità di vario tipo, che possono ri­guardare forma e dimensioni (rotondo, quadrato, alto, basso, lungo, largo, sottile, spes­so), sapore (dolce, amaro, aspro, acido,...), effetto estetico (bello, brutto, piacevole, ca­rino,...), colore (bianco, blu, rosso,...), età (giovane, adulto, anziano, vecchio,...), con­dizioni fisiche (secco, vivo, grasso, acerbo,...), tempo (moderno, antico, arcaico,..), ecc.

Svolgono la funzione di aggettivi qualificativi anche i participi passati (appassito, andato, sentito, aperto, coperto,..) e presenti (tremante, accogliente, esaltante, diverten­te, sorgente,..). Questi ultimi si trasformano spesso in sostantivi (il cantante, la sorgen­te, lo studente) o possono conservare pieno valore di verbo (l’avente parte = colui che ha parte in una cosa).

Solo gli aggettivi qualificativi sono modificabili per ottenere i «gradi di compara­zione» e vari tipi di «alterati». (Anche alcuni tra i determinativi possono avere alcune modificazioni).

 

1. I gradi dell’aggettivo: comparativo e superlativo

I gradi di comparazione sono le forme che gli aggettivi qualificativi possono assu­mere per esprimere il grado maggiore o minore della qualità da essi predicata.

Gli aggettivi possono dunque indicare un grado di base, detto positivo (bra­vo), un grado maggiore o minore, detto comparativo (più bravo; meno bra­vo), e un grado massimo, detto superlativo (il più bravo o bravissimo).

 

Il comparativo

II   grado comparativo può essere di tre tipi:

- comparativo di maggioranza, che indi­ca un rapporto di superiorità fra due termini (Luigi è più bravo di Andrea);

- comparati­vo di minoranza, che indica un rapporto di inferiorità (Andrea è meno bravo di Luigi);

- comparativo di uguaglianza, che mette due termini sullo stesso piano (Franco è tanto bravo quanto Carlo).

 

Il superlativo

Il superlativo è di due tipi:

- superlativo relativo: introduce un termine di paragone e cioè afferma che una persona o cosa è la più brava, la più bella, ecc. relativamente ad altre a cui la paragoniamo (Stefano è il più bravo della classe; Bertoldo è il meno bravo tra tutti);

- superlativo assoluto indica una qualità a un grado molto elevato, ma senza sta­bilire precisi paragoni, cioè in senso generale e in assoluto (Laura  è bravissima).

Anche gli aggettivi di quantità, che abbiamo associato a quelli di qualità, possono avere il superlativo assoluto (molto-moltissimo; poco-pochissimo; ecc.).

Il superlativo assoluto si può esprimere, oltre che con l’aggiunta del morfema-desinenza -issimo, in vari altri modi: premettendo all’aggettivo di grado positivo av­verbi come molto, assai, estremamente, ecc. (molto bravo, assai bravo, estremamente bravo); attraverso prefissi (arci-bravo, ultra-bravo, super-bravo, ecc.); talvolta ripetendo l’ag­gettivo al grado positivo (bravo bravo).

 

Particolarità

Alcuni aggettivi formano il superlativo rifacendosi alle forme latine corrispondenti (es.: acre, acerrimo; celebre, celeberrimo; benefico, beneficentissimo; benevolo, benevolentissimo; ecc.).

Esistono poi alcuni aggettivi, privi del grado positivo, che hanno solo la forma del comparati­vo e del superlativo, derivanti dal latino:

superiore / supremo o sommo; inferiore / infimo; esteriore / estremo; interiore / intimo; ulteriore / ultimo; posteriore / postremo.

Anteriore è solo comparativo.

Infine, alcuni aggettivi hanno, accanto alle forme normali del comparativo e del superlativo, altre forme dette organiche e anch’esse di derivazione latina:

buono / migliore / ottimo; cattivo / peggiore / pessimo; grande / maggiore / massimo; piccolo / mi­nore / minimo.

 

2. Gli alterati

Gli aggettivi qualificativi, come i nomi, possono essere «alterati» mediante suffis­si e diventare così diminutivi e vezzeggiativi, quelli in -ino, -etto, -ello,  -uccio (poveri­no, poveretto, poverello, pochino, caruccio); accrescitivi, in -one (cattivone); peggiorati­vi, in -accio (poveraccio); attenuativi, in -iccio, -astro, -igno (rossiccio, rossastro, ferrigno).