Modi, tempi e aspetti

Morfologia

I verbi hanno forme diverse anche per esprimere:

- il modo con cui l’azione (o evento, o condizione, ecc.) viene presentata da chi parla;

- il tempo in cui l’azione (o evento, o condizione, ecc.) si colloca;

 - l’aspetto che l’azione (o evento, o condizione, ecc.) assume: se durativa, mo­mentanea, ecc.

 

1. I modi

I modi si distinguono in due gruppi: modi finiti sono detti quelli che hanno le for­me per le varie persone, e sono l’indicativo, il congiuntivo, il condizionale, l’imperati­vo; modi indefiniti sono detti quelli che non hanno le forme per le varie persone, e sono l’infinito, il participio e il gerundio.

 

2. I tempi

I modi possono essere riferiti a vari tempi, i quali in linea generale sono di tre specie: presente, passato, futuro. Non tutti i modi hanno tutti i tempi. All’interno del passato e del futuro esistono poi delle distinzioni, che riguardano l’«aspetto» o i rapporti di precedenza nel passato o nel futuro (vedi qui o qui).

 

3. L’aspetto

Chiamiamo «aspetto» l’informazione che noi diamo su varie caratteristiche del­l’azione (o evento, ecc.), e cioè: sulla sua «momentaneità» o «durata», sul suo «distac­co» o «collegamento» col presente, sul suo «avvio», sul suo «andamento» e sulla sua «conclusione». Queste informazioni possono essere date:

 

1)   dal significato stesso del verbo;

2)   dall’aggiunta di verbi aspettuali;

3)   dal valore di alcune forme verbali per il passato.

 

Per quanto riguarda il primo caso, pensiamo a verbi come scoppiare, colpire, sboc­ciare, nascere, morire, entrare, uscire, partire, arrivare: gli eventi o le azioni descritte da questi verbi si compiono tutti in un momento (una bomba «scoppia» in un istante, non si potrebbe dire che «scoppia per 10 minuti»). Diciamo perciò che questi verbi già di per sé hanno un «aspetto momentaneo». Pensiamo ora a verbi come dor­mire, correre, viaggiare, camminare, cantare, leggere, scrivere, studiare: gli eventi e le azioni descritti da questi verbi si svolgono tutti con una certa durata (dicendo che una persona «dorme» s’intende che ha cominciato a dormire da qualche tempo e con­tinua a dormire). Diciamo perciò che questi verbi già di per sé hanno un «aspetto durativo».

 

II secondo caso è già stato presentato in questa scheda. Qui si deve aggiungere che, con l’uso dei verbi aspettuali, l’aspetto momentaneo può distinguersi in due tipi:

- ingressivo o «di entrata» (Sto per partire; Comincio a studiare; Mi accingo a  parlare; Prese a dire; Si mise a scrivere);

- egressivo o «di uscita» (Finisco di studiare; Smetto di cantare; Cesso di lavorare)[1].

L’aspetto durativo, a sua volta, è di tipo progressivo: indica che un evento è in corso e prosegue (Sto leggendo un bellissimo romanzo).

 

Il terzo caso riguarda invece il valore che hanno le forme di alcuni tempi verbali del passato e cioè l’imperfetto, il passato prossimo e il passato remoto. Queste forme rientrano tutte nel tempo «passato», ma non servono a collocare i fatti in epoche di­verse più o meno lontane nel tempo; la scelta dell’una o dell’altra forma permette in­vece di precisare alcuni aspetti dell’azione (o evento, ecc.).

 

- L’imperfetto indica un evento durativo nel passato: più precisamente, indica che un evento si è svolto con una certa durata (L’aereo volava ad altissima quota). A volte questa «durata» dell’evento indicata dall’imperfetto è resa più evidente dal riferire che un secondo evento, momentaneo, capita mentre si svolge il primo (Mentre leggevo il giornale, qualcuno bussò alla porta). In questo modo l’imperfetto esprime bene il rapporto tra un evento di più lunga durata e un altro che si affianca a un determina­to punto.

 



[1] Il verbo finire nell’uso aspettuale varia il suo significato in relazione alla preposizione che lo segue: Finisco di studiare = completo l’azione o la interrompo (aspetto momentaneo o egressivo); Finisco per arrabbiarmi / Finisco con l’arrabbiarmi = ha inizio una nuova azione, come conseguenza di una precedente (aspetto momentaneo ingressivo).