"Canti di Castelvecchio"

Letteratura e teatro

Pascoli dedica l’opera alla madre. Nella prefazione il poeta definisce come "myricae" anche i Canti di Castelvecchio, a sottolineare il legame con la raccolta precedente: anche nei Canti compaiono scene di vita in campagna, elementi naturali (alberi, fiori, uccelli), suoni (campane, campanelli di bicicletta, rimbombo del tuono). I Canti di Castelvecchio hanno come caratteristica l'aleggiare di una minaccia incombente che giunge dal mondo esterno e insidia la desiderata pace domestica, il nido. Il poeta racconta il dramma che ha distrutto la famiglia, ricorda i suoi cari morti, confronta il paesaggio nuovo di Castelvecchio con quello antico della Romagna, legato all'infanzia e alla felicità perduta. Nei Canti compare in modo rilevante anche il tema dell'amore e del sesso, affrontato con la sensibilità inquieta di un fanciullo, attratto e inorridito insieme da questa misteriosa realtà degli adulti.

Rispetto a Myricae, la struttura delle poesie è più lunga e la metrica più complessa.


La prima edizione è dell'aprile 1903, seguita a distanza di pochi mesi da un'altra in cui Pascoli, per renderne più comprensibile la lettura, inserisce un glossario dei termini garfagnini da lui usati. L'edizione definitiva, la sesta, uscita postuma, è del 1912.


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