Lo spazio linguistico italiano globale

    Emigrazione e lingua italiana nel mondo
    Lo spazio linguistico italiano globale

    A partire dalla nozione di ‘spazio linguistico italiano’ elaborato da Tullio De Mauro in Guida all’uso delle parole (1983), Vedovelli (2011) ha elaborato quella di ‘spazio linguistico italiano globale’, allargando il suo campo di applicazione anche al di fuori dei confini nazionali, ovvero riprendendo gli assi che definiscono lo spazio linguistico italiano secondo lo schema demauriano, ma focalizzandosi soprattutto sull’asse che ha come poli l’italiano e il dialetto. Si tratta di uno spazio globale perché comprende vicende passate, ma anche attuali, dell’emigrazione italiana all’estero e perché riguarda la presenza della lingua italiana nel mondo sia rispetto agli utenti stranieri sia agli emigrati italiani e ai loro discendenti.

     

    L’italiano è oggetto di apprendimento da parte di molti stranieri, compare nei panorami linguistici urbani di molti Paesi nel mondo, costituisce una lingua da apprendere anche per molte giovani generazioni di discendenti di emigrati italiani. Per tale ragione includere in un modello di spazio linguistico dell’italiano anche gli utenti stranieri e le comunità emigrate all’estero diventa oggigiorno necessario.

     

    L’immagine rappresenta graficamente gli assi che descrivono lo spazio linguistico italiano globale.

    Sul primo asse, che assume particolare valore nella ricostruzione della storia linguistica della nostra emigrazione all’estero, si collocano: le lingue immigrate che negli ultimi decenni sono entrate in Italia grazie all’arrivo di molti immigrati stranieri; il dialetto e le lingue di minoranza di antico insediamento, sia in forme conservative di mantenimento dei tratti originali, sia in forme ibride a seguito del contatto e del mescolamento con l’italiano o con l’italiano e allo stesso tempo con la lingua del Paese ospite; l’italiano con tutte le sue varietà, dall’italiano popolare, spesso mischiato con il dialetto o la lingua del Paese ospite, all’italiano di contatto degli immigrati stranieri in Italia, dall’italiano appreso dagli stranieri all’estero a quello appreso dai discendenti dei nostri emigrati, infine dall’italiano presente nei panorami linguistici urbani a quello dei mass media; la lingua del Paese ospite, nel suo entrare in contatto con l’italiano e il dialetto, appresa in contesto formale o informale, o ancora appresa come L1 dai più giovani di origine italiana.

     

    Sul secondo asse si pongono le scelte degli utenti a seconda delle funzioni della lingua: lingua etnica, usata nei contesti familiari e intracomunitari oltre che nei panorami linguistici per connotare le proprie attività commerciali in chiave etnica; lingua identitaria, usata nei contesti ufficiali istituzionali e nei contesti formativi, nei rapporti con gli italiani non emigrati e con l’Italia; lingua nazionale del Paese, usata nei contesti di comunicazione formale e informale, nei contesti scolastici e di interazione con stranieri di altra origine.

     

    Gli altri assi invece riguardano i canali di comunicazione, dal parlato endofasico e a voce, allo scritto che oggi comprende anche la videoscrittura, l’uso del cellulare e altri supporti, oltre che la radio, la televisione, la stampa.

    Tale modello interpretativo ci aiuta a collegare le comunità italiane nel mondo alla società di arrivo e a quella di partenza, evidenziando il forte grado di plurilinguismo che si viene a creare a seguito degli spostamenti migratori, con processi di contatto linguistico e commistione che ampliano le risorse comunicative a disposizione degli individui e delle comunità. Inoltre esso consente di individuare le esigenze e i possibili interventi di una politica linguistica realmente capace di essere efficace e di andare oltre i limiti tradizionali di tanti interventi del nostro Stato a favore delle comunità italiane, cogliendo la reale natura che ha avuto e che ha assunto l’italiano presso i nostri emigrati all’estero.

     

     

    Fonte: Storia linguistica dell’emigrazione italiana nel mondo, a cura di Massimo Vedovelli, Roma, Carocci, 2011.