La lettera a Pietro Giordani

    Nel 1819 Leopardi tenta invano di fuggire da Recanati e viene anche colpito da una malattia agli occhi che gli impedisce di leggere e studiare. In questa disperata lettera a Pietro Giordani (19 novembre 1819), descrive la noia che devasta la sua vita: un niente che lo avvolge totalmente, a cui è preferibile anche il dolore:

     

    Sono così stordito dal niente che mi circonda, che non so come abbia forza di prender la penna per rispondere alla tua del primo... Non ho più lena di concepire nessun desiderio, neanche della morte, non perch’io la tema in nessun conto, ma non vedo più divario tra la morte e questa mia vita, dove non viene più a consolarmi neppure il dolore. Questa è la prima volta che la noia non solamente mi opprime e stanca, ma mi affanna e lacera come un dolor gravissimo; e sono così spaventato dalla vanità di tutte le cose, e della condizione degli uomini, morte tutte le passioni, come sono spente nell’animo mio, che ne vo fuori di me, considerando ch’è un niente anche la mia disperazione.

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