"Italy. Sacro all'Italia raminga"

    Letteratura e teatro

    Il poemetto Italy, diviso in due canti, è costituito da 450 versi in terzine dantesche organizzate in strofe. Pascoli lo compone nel 1904, prendendo spunto da un episodio realmente accaduto: due fratelli emigrati in America dalla Garfagnana, Ghita e Beppe (Giuseppe), tornano in patria portando con sé la nipotina Molly (diminutivo di Maria), nata oltre Oceano. La bambina è ammalata di tisi e i due fratelli sperano che l’aria buona e le cure della nonna le restituiscano la salute. La bambina non parla italiano e la nonna non conosce l’inglese, perciò comunicare è molto difficile; l’affetto , però, si rivela superiore alle difficoltà linguistiche e fra Molly e l’anziana donna si stabilisce un forte legame. La bambina finalmente guarisce ma la nonna si ammala a sua volta di tisi e muore. Il racconto si conclude con il ritorno in America degli emigranti.

     

    Italy rappresenta un esempio significativo della sperimentazione di Pascoli in ambito linguistico per l’uso massiccio e la mescolanza di parole ed espressioni inglesi (Poor Molly, povera Molly; never, mai; Ioe, what means, Giuseppe, che significa; one month or two, un mese o due; yes, sì; good bye, addio), italo-americane (pai con fleva, torta con aromi; bisini, affari; fruttistendo, bottega di fruttivendolo; checche, paste; candi, canditi; scrima, gelato di crema; baschetto, paniere; salone, trattoria; bordi, tavoli; stima, piroscafo; cianza, fortuna, ticchetta, biglietto) o lucchesi (borracciolo, tovaglia, nieva, nevica; scianto, riposo dopo il lavoro; barco,bastimento; servirò, presenterò; fifa, pavoncella; passeggio, traversata; il mi', mio).

     

    Canto primo

    Molly è appena arrivata a casa della nonna e non riesce a comprendere le sue parole. Le difficoltà linguistiche sono un'espressione drammatica della frattura che l'emigrazione crea nella famiglia, rendendo estranei l'uno all'altro – stranieri - chi va e chi resta:

     

    IV

    [...] La nonna intanto ripetea: «Stamane
    fa freddo!» Un bianco borracciol consunto
    mettea sul desco ed affettava il pane.

     

    Pane di casa e latte appena munto.
    Dicea: «Bambina, state al fuoco: nieva!
    nieva!» E qui Beppe soggiungea compunto:

     

    «Poor Molly! qui non trovi il pai con fleva!»

     

    V

    Oh! no: non c'era lì né pie né flavour
    né tutto il resto. Ruppe in un gran pianto:
    «Ioe, what means nieva?
    Never? Never? Never?»

     

    Oh! no: starebbe in Italy sin tanto
    ch'ella guarisse: one month or two, poor Molly!
    E Ioe godrebbe questo po' di scianto!

     

    Mugliava il vento che scendea dai colli
    bianchi di neve. Ella mangiò, poi muta
    fissò la fiamma con gli occhioni molli.

     

    Venne, sapendo della lor venuta,
    gente, e qualcosa rispondeva a tutti
    Ioe, grave: «Oh yes, è fiero... vi saluta...

     

    molti bisini, oh yes... No, tiene un frutti-
    stendo... Oh yes, vende checche, candi, scrima...
    Conta moneta: può campar coi frutti...

     

    Il baschetto non rende come prima...
    Yes, un salone, che ci ha tanti bordi...
    Yes, l'ho rivisto nel pigliar la stima...»

     

    Il tramontano discendea con sordi
    brontoli. Ognuno si godeva i cari
    ricordi, cari ma perché ricordi:

     

    quando sbarcati dagli ignoti mari
    scorrean le terre ignote con un grido
    straniero in bocca, a guadagnar danari

     

    per farsi un campo, per rifarsi un nido...

     

     

    Canto secondo

     

    Al termine del poema, Molly, Ghita e Giuseppe (Ioe) fanno ritorno in America salutati con tristezza e affetto da tutto il paese:

     

    XX

    [...] «Ioe, bona cianza!...» «Ghita, state bene!...
    «Good bye». «L'avete presa la ticchetta?»
    «Oh yes». «Che barco?» «Il Prinzessin Irene».

     

    L'un dopo l'altro dava a Ioe la stretta
    lunga di mano. «Salutate il tale».
    «Yes, servirò». «Come partite in fretta!»

     

    Scendean le donne in zoccoli le scale
    per veder Ghita. Sopra il suo cappello
    c'era una fifa con aperte l'ale.

     

    «Se vedete il mi' babbo... il mi' fratello...
    il mi' cognato...» «Oh yes». «Un bel passaggio
    vi tocca, o Ghita. Il tempo è fermo al bello».

     

    «Oh yes». Facea pur bello! Ogni villaggio
    ridea nel sole sopra le colline.

    Sfiorian le rose da' rosai di maggio.

     

    Sweet sweet... era un sussurro senza fine
    nel cielo azzurro. Rosea, bionda, e mesta,
    Molly era in mezzo ai bimbi e alle bambine.

     

    Il nonno, solo, in là volgea la testa
    bianca. Sonava intorno mezzodì.
    Chiedeano i bimbi con vocìo di festa:

     

    «Tornerai, Molly?» Rispondeva: - Sì! -

     

    Il poemetto è importante anche perché testimonia il grande interesse di Pascoli per il problema dell’emigrazione. Nel Canto secondo, quando Molly guarisce e la nonna si ammala, il poeta, con grande pathos, inizia a parlare del dramma di chi è costretto a lasciare la propria terra per rifarsi un nido altrove. Pascoli stabilisce un parallelo fra la madre che vuole vicino a sé, riuniti a tavola (mensa), tutti i suoi figli e la patria (antica madre), l’Italia, che, con forza dirompente (con un suo grande ululo ai quattro venti), farà tornare a casa il suo popolo disperso in terre lontane: 

     

    XVII

    La madre li vuol tutti alla sua mensa
    i figli suoi. Qual madre è mai, che gli uni
    sazia, ed a gli altri, a tanti, ai più, non pensa?

     

    XVIII

    Non maledite! Vostra madre piange
    su voi, che ai salci sospendete i gravi
    picconi, in riva all'Obi, al Congo, al Gange.

     

    Ma d'ogni terra, ove è sudor di schiavi,
    di sottoterra ove è stridor di denti,
    dal ponte ingombro delle nere navi,

     

    vi chiamerà l'antica madre, o genti,
    in una sfolgorante alba che viene,
    con un suo grande ululo ai quattro venti

     

    fatto balzare dalle sue sirene.

     

     

    L’immagine del nido abbandonato dalla rondine-madre, vittima della violenza degli uomini, ritorna spesso nella poesia di Pascoli (X Agosto, RomagnaLa cavallina storna). In questo caso il poeta la usa per rappresentare il dramma dell'emigrazione: Molly è una piccola rondine nata lontano da casa (oltremare), gli emigranti in partenza dall'Italia per rifarsi un nido (canto primo v 125) somigliano a rondini prive della speranza di tornare:

     

    VIII

    O rondinella nata in oltremare!
    Quando vanno le rondini, e qui resta
    il nido solo, oh! che dolente andare!

     

    Non c'è più cibo qui per loro, e mesta
    la terra e freddo è il cielo, tra l'affanno
    dei venti e lo scrosciar della tempesta.

     

    Non c'è più cibo. Vanno. Torneranno?
    Lasciano la lor casa senza porta.

    Tornano tutte al rifiorir dell'anno!

     

    Quella che no, di' che non può; ch'è morta.

     

    XII

    Addio, dunque! Ed anch'essa Italy, vede,
    Italy piange. Hanno un po' più fardello
    che le rondini, e meno hanno di fede.

     

    Si muove con un muglio alto il vascello.
    Essi, in disparte, con lo sguardo vano,
    mangiano qua e là pane e coltello.

     

    E alcun li tende, il pane da una mano,
    l'altro dall'altra, torbido ed anelo,
    al patrio lido, sempre più lontano

     

    e più celeste, fin che si fa cielo.

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