Gli interessi letterari: le lezioni su Dante

    Letteratura e teatro

    Nel 1588 Galileo tenne all’Accademia fiorentina due lezioni dedicate a Dante, in particolare sulla “geografia” dell’Inferno dantesco. Con piena padronanza del testo letterario, Galileo circoscrive il suo commento alla “topografia” dell’Inferno e mette a confronto le precedenti descrizioni che ne avevano dato Antonio Manetti, di cui difende le ipotesi, e Antonio Vellutello. Tale prospettiva di analisi fu l’occasione per trattare con rigore matematico alcuni problemi prettamente geometrici. Le lezioni, proprio per il loro carattere esplicativo, furono corredate da disegni in cui Galileo mostrava di volta in volta l’“architettura” dell’Inferno a partire dall’interpretazione dei versi di Dante.

     

    Descrive dunque l’Inferno Dante, ma sì lo lascia nelle sue tenebre offuscato, che ad altri dopo di lui ha dato cagione di affaticarsi gran tempo per esplicar questa sua architettura; tra i quali due sono che più diffusamente ne hanno scritto: l’uno è Antonio Manetti, l’altro Alessandro Vellutello, ma però questo da quello assai diversamente, e l’uno e l’altro molto oscuramente, non già per loro mancamento, ma per la difficoltà del suggetto, che non patisce esser con la penna facilmente esplicato. [...]

     

    Ma lasciamo stare l’architettura, e veggiamo se tal fabbrica può reggersi, che, al parer mio, troveremo non potere; perché, ponendo esso che il burrato si alzi su con le sponde equidistanti tra di loro, si troveranno le parti superiori prive di sostegno che le regga, il che essendo, indubitatamente rovineranno: perciò che, essendo che le cose gravi, cadendo, vanno per una linea che dirittamente al centro le conduce, se in essa linea non trovano chi le impedisca e sostenga, rovinano e caggiono; ma se, per essempio, noi tiriamo dalla città di Dite linee sino al centro, queste non troveranno impedimento alcuno, onde essa città,avendo la sciesa libera e non impedita, trovandosi sotto priva di chi la regga, indubitatamente rovinerà; ed il simile farà ancora il grado de i violenti, sendo fondato sopra mura i cui perpendicoli da quelli che vanno dirittamente al centro si discostano; e rovinando questi, rovineranno ancora tutti gli altri gradi superiori, che sopra questi si appoggiano.

     

    Ma ci è ancora un altro inconveniente: che non solamente è impossibile, se vogliamo sfuggir la rovina di tutto l’Inferno, che le parti superiori manchino di sostegno, ma è ancora ciò contro l’istesso Poeta, il quale, conoscendo quanto fosse necessario, per reggimento di sì gran fabrica, che le superior parti fossero dalle inferiori sostentate, scrisse, essendo nel fondo del burrato al pozo de i giganti:

     

    S’ io avessi le rime ed aspre e chiocce,

    Come si converrebbe al tristo buco

    Sopra ’l qual puntan tutte l’altre roccie

     

    Se dunque sopra questa buca puntano e si sostengono le altre roccie, è necessario che le mura che le deono sostenere non siano fuori del perpendicolo che tende al centro. Questo inconveniente non è nell’architettura del Manetti, atteso che ponga tutte le ripe e le mura diritte verso ’l centro, come nel disegno si vede.

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