Firenze, Dante e la lingua italiana

    Letteratura e teatro
    Casa di Dante, Firenze

    Tutte le vicende d’Italia, linguistiche culturali politiche, sono rimaste segnate dall’esistenza di Dante. Con il suo nome innanzi tutto, il nome d’Italia si è fatto conoscere nel mondo.

     

    La lingua italiana ha avuto come luogo di nascita la città di Firenze , soprattutto in quanto patria di una letteratura di prorompente e sfolgorante novità. Una letteratura che, a differenza di molte altre letterature europee, non aveva le sue radici nell’epos di un popolo, in quelle tradizioni etnico-militaresche che altrove hanno prodotto un poema epico come prima manifestazione culturale e atto di individuazione e affermazione di una compagine demografica.

     

    La lingua italiana, che è poi il toscano letterario, si forma quasi d’un balzo, affermandosi rapidamente al di sopra di una forte varietà di tradizioni linguistiche e culturali esistenti e si colloca presto anche come lingua di cultura tra le grandi nazioni d’Europa, il tutto in assenza di una specifica entità politica di riferimento e dunque senza il sostegno, che di norma è determinante, di una corte, un’aristocrazia al potere, una capitale che ne fossero promotrici. In questo sta la “singolarità” del suo caso.

     

    La vita e l’opera di Dante si identificano e si fondono con le vicende di Firenze che, quando il poeta nasce, si era arricchita con le industrie e i commerci e stava assumendo un ruolo molto importante nella penisola. Dante, già nella Vita Nova (cap XXV, 4-5) esprime chiaramente l’idea di una lingua letteraria italiana, la “lingua del sì”; questa idea verrà elaborata nel Convivio e soprattutto nel De Vulgari Eloquentia, all’interno di una visione geolinguistica che abbraccia l’intera Europa e che diventa occasione per lanciare l’idea dell’Italia come entità politica da ricostruire.

     

    La singolarità del “caso italiano” trova nelle vicende della Commedia la sua prima dimostrazione. I canti del poema cominciarono a diffondersi in Italia via via che uscivano dalla penna del suo autore. Ignazio Baldelli afferma: «Tutta l’Italia sembra dar l’assalto, con un esercito di copisti, alla Commedia; in realtà ne è assalita e sconvolta». Si spiega così come mai già nel 1332 un trattatista padovano (Antonio da Tempo) potesse assegnare esplicitamente al toscano letterario il primato assoluto tra i volgari d’Italia.

     

    [Tratto con adattamenti da: Francesco Sabatini, L’Italiano: dalla letteratura alla nazione. Linee di storia linguistica, Firenze, Presso l’Accademia della Crusca, 1997]

    Materiali collegati
    Autori: