"La casa dei doganieri"

    Letteratura e teatro

    La casa dei doganieri è una delle poesie più antiche fra quelle contenute nelle Occasioni. Montale scrive nel 1930: anni più tardi rivela che a ispirarla è stata una ragazza conosciuta durante l'estate a Monterosso e morta molto giovane; al tempo del loro incontro la casa dei doganieri era già solo un casotto abbandonato. A questa donna, con il nome di Arletta (o Annetta), Montale dedicherà un ciclo di componimenti..

     

    Il tema della poesia è il ricordo di un momento felice e intenso, evocato dalla casa dei doganieri (l'occasione). Solo il poeta conserva ancora nella mente questa immagine trascorsa (Ne tengo ancora un capo) ma si accorge che il tempo, scorrendo implacabile (un filo s'addipana, la sta allontanando poco a poco; allora si chiede: è possibile sfuggire all'oscurità, alla dimenticanza? dove si può trovare un varco che ci permetta di sfuggire alla solitudine e al ripetersi privo di senso delle vicende umane?

     

    La casa dei doganieri è un esempio della modalità espressiva sperimentata da Montale nelle Occasioni, di cui lui stesso ci parla. Il poeta non rivela le sue profonde emozioni direttamente ma attraverso oggetti a cui attribuisce particolari caratteristiche :la bussola va impazzita all'avventura / e il calcolo dei dadi più non torna; la banderuola / affummicata gira senza pietà. Questa tecnica viene chiamata correlativo oggettivo.

    Il verso iniziale ricorda l'incipit di A Silvia di Leopardi, un poeta molto amato da Montale.

     

    Tu non ricordi la casa dei doganieri
    sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
    desolata t’attende dalla sera
    in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri
    e vi sostò irrequieto.

    Libeccio sferza da anni le vecchie mura
    e il suono del tuo riso non è più lieto:
    la bussola va impazzita all’avventura
    e il calcolo dei dadi più non torna.

    Tu non ricordi; altro tempo frastorna
    la tua memoria; un filo s’addipana.
    Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana
    la casa e in cima al tetto la banderuola
    affumicata gira senza pietà.


    Ne tengo un capo; ma tu resti sola
    né qui respiri nell’oscurità.
    Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende
    rara la luce della petroliera!

    Il varco è qui? (Ripullula il frangente
    ancora sulla balza che scoscende...)
    Tu non ricordi la casa di questa
    mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.

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