Alberto Sordi

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Alberto Sordi. Foto Bernardi, Venezia, 1961. Fonte: ASAC-La Biennale di Venezia

Alberto Sordi (Roma 1920-2003) attore e regista italiano. Protagonista indiscusso della stagione d'oro della commedia all'italiana, maschera grottesca capace di rappresentare un italiano medio, spesso prepotente con i più deboli e servile con i potenti, di cui ha incarnato i tanti vizi (pigrizia, qualunquismo, cialtroneria, presunzione, vigliaccheria, opportunismo) e le poche virtù (generosità, disponibilità, ottimismo).

Già doppiatore di Oliver Hardy (della coppia Stanlio & Ollio), si affermò negli anni quaranta alla radio con sketch e personaggi (Il signor Dice, Mario Pio, il conte Claro) che s'imposero nell'immaginario collettivo. Nel 1951 Federico Fellini lo scelse per interpretare il meschino divo dei fotoromanzi in "Lo sceicco bianco" (1952), che insieme al successivo "I vitelloni" (1953) costituì il suo trampolino di lancio sul grande schermo. Da quel momento Sordi ha vissuto una carriera travolgente e inarrestabile, interpretando personaggi memorabili in film di grande popolarità, da "Un americano a Roma" (1954) di Steno, "Il vedovo" (1959) di Dino Risi, "Il vigile" (1961) e "Il medico della mutua" (1968) di Luigi Zampa, fino a "Il marchese del Grillo" (1981) di Mario Monicelli.

Attento osservatore e perfetto interprete tragicomico dei tipi d'italiano attraverso i quali ha rispecchiato l'evoluzione del costume e la crisi di valori della società contemporanea: arrivista e trasformista in "L'arte di arrangiarsi" (1954), donnaiolo inconcludente in "Il seduttore" (1954) di Franco Rossi, implacabile censore (con una doppia vita) in "Il moralista" (1959) di Giorgio Bianchi, imprenditore indebitato in procinto di vendersi un occhio in "Il boom" (1963) di Vittorio De Sica.

Tra le sue interpretazioni più significative, oltre quelle con Fellini, si ricordano in particolare le pellicole di Mario Monicelli "La grande guerra" (1959) e "Un borghese piccolo piccolo" (1977, in un insolito, quanto efficace, ruolo drammatico), "Tutti a casa" (1960) di Luigi Comencini e "Una vita difficile" (1961) di Dino Risi. Da regista, ha firmato film come "Fumo di Londra" (1966), "Il comune senso del pudore" (1976), "In viaggio con papà" (1982, con Carlo Verdone, visto da molti come il suo erede) e "Il tassinaro" (1983). Tra gli attori più celebri nella storia del cinema italiano, e personaggio simbolo della romanità sul grande schermo (insieme ad Anna Magnani e Aldo Fabrizi), è stato premiato con il Leone d'oro alla carriera nel 1995.

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