7. Tiziano Vecellio

Arti
Tiziano Vecellio, "Baccanale degli Andrii",  1523-26

Nato nel 1488-1490 circa a Pieve di Cadore (Belluno), è il massimo esponente della pittura veneziana del Cinquecento. Come Michelangelo, egli attraversa buona parte di questo secolo con un’impetuosa vitalità e capacità di rinnovamento, ma il suo approccio alla pittura ha grande influenza anche nei secoli successivi. Celebrato per le straordinarie qualità cromatiche dei suoi dipinti, ha dato un contributo fondamentale allo sviluppo della pala d’altare, del ritratto, del dipinto mitologico e con figure nel paesaggio.

 

Si forma a Venezia, forse nella bottega dei Bellini, ma stabilisce un rapporto così proficuo con Giorgione che alcune opere sono state attribuite ad entrambi (Concerto campestre, Parigi, Louvre, c. 1509; Venere dormiente, Dresda, Gemäldegalerie, c. 1510). Il giovane Tiziano condivide il mondo poetico e la pittura tonale di Giorgione, ma si apre presto al realismo di Dürer e ai modelli di Michelangelo e Raffaello. Crea un linguaggio drammatico, attento all’introspezione psicologica, di forte senso paesaggistico e gusto per forme ampie e dilatate (Ritratto di uomo detto l’Ariosto, Londra, National Gallery, c. 1510, o Il vescovo Jacopo Pesaro presentato a S. Pietro da Alessandro VI, Anversa, Koninklijk Museum, c. 1506).

 

Dopo avere affrescato accanto a Giorgione la facciata del Fondaco dei Tedeschi (c. 1508), e le tre storie di S. Antonio alla Scuola del Santo a Padova (1511), Tiziano diventa il protagonista assoluto della scena artistica veneziana: declina l’invito, presentatogli da Pietro Bembo, di trasferirsi a Roma alla corte di papa Leone X, offre invece i suoi servigi per la decorazione di Palazzo Ducale e alla morte di Giovanni Bellini (1516) diventa il pittore ufficiale della Serenissima. Il momento è segnato dalla monumentale Assunzione della Vergine della chiesa di S. Maria Gloriosa de’ Frari (1516-18) in cui gli spunti da Michelangelo e Raffaello si uniscono ai luminosi accordi cromatici che ne fanno uno dei capolavori del pittore.

 

La sua fama aumenta rapidamente, anche fuori Venezia, procurandogli commissioni pubbliche e private, profane e devozionali. Appartengono a questi anni le Tre età dell’uomo (Edimburgo, National Gallery of Scotland, c. 1513), l’Amor sacro e profano (Roma, Galleria Borghese, c. 1514), la Fanciulla allo specchio (Parigi, Louvre, c. 1515). Lavora per Alfonso d’Este, duca di Ferrara, che gli commissiona i dipinti per il proprio studiolo (Offerta a Venere, Madrid, Prado, c. 1518-1519; Bacco e Arianna, Londra, National Gallery, c. 1521-1522; Gli Andrii, Madrid, Prado, 1523-1524). Nel 1519 inizia per il vescovo Jacopo Pesaro una pala innovativa nell’impostazione spaziale e nella resa ritrattistica dei committenti (Venezia, Chiesa dei Frari). Nel 1523 Tiziano stringe rapporti anche con la corte di Mantova (Ritratto di Federico II Gonzaga, Madrid, Prado, 1529; Ritratto di Isabella d’Este, Vienna, Kunsthistorisches Museum, 1534-1536). Dopo avere assistito all’incoronazione ad imperatore di Carlo V a Bologna (1530) inizia un lungo rapporto con la corte asburgica, che gli procurerà privilegi economici e la nomina a conte palatino. Tiziano diventa perciò il pittore più richiesto dalle principali corti italiane e straniere.

 

Stringe inoltre una profonda amicizia, a partire dal 1527, con lo scultore Jacopo Sansovino e con il letterato Pietro Aretino, il quale diventa il suo infaticabile promotore. Dopo il 1540, la presenza a Venezia di Giorgio Vasari e Francesco Salviati provoca il diretto confronto con il linguaggio manieristico dell’Italia centrale che rappresenta una svolta cruciale nella sua vicenda artistica. Si accentuano il plasticismo delle figure, i contrasti luministici, l’arditezza di scorci e intrecci compositivi (Cristo coronato di spine, Parigi, Louvre, 1540-1542). Un cambiamento che quasi non si avverte però negli impareggiabili ritratti coevi (Ritratto di Pietro Bembo, Washington, National Gallery of Art, 1539-1540; Ritratto di papa Paolo III Farnese, Napoli, Museo di Capodimonte). Questo momento culmina con il soggiorno a Roma fra il 1545 e il 1546. In Campidoglio riceve la cittadinanza romana e quindi lavora per la famiglia Farnese (Ritratto di Paolo III con i nipoti, Napoli, Museo di Capodimonte, 1544-1545).

 

Nel 1548 è ad Augusta dove esegue il Ritratto di Carlo V a cavallo (Madrid, Prado), mentre per il principe Filippo II realizza una serie di dipinti mitologici in chiave pessimistica e negativa, espressa attraverso una progressiva dissoluzione delle forme e attraverso lampi di luce e colore (Danae; Venere e Adone, Madrid, Prado, 1553-1554). Una visione pessimistica e drammatica che raggiunge il vertice nell’Apollo e Marsia di Kromeriz (1570-1576), capolavoro dell’anziano pittore che non cessa di sperimentare effetti di pittura “sfatta”, stesa direttamente sulla tela. Muore durante la pestilenza del 1576, lasciando incompiuta la Pietà per il proprio mausoleo (Venezia, Gallerie dell’Accademia).

 

Bibliografia: A. Ballarin, Tiziano, Firenze, Sadea-Sansoni, 1968; F. Valcanover, L'opera completa di Tiziano, Milano, Rizzoli, 1969; A. Gentili, Da Tiziano a Tiziano. Mito e allegoria nella cultura veneziana del Cinquecento, Roma, Bulzoni, 1988; V. Romani, Tiziano e il tardo Rinascimento a Venezia. Jacopo Bassano, Jacopo Tintoretto, Paolo Veronese, Firenze, E-ducation.it, 2007; Tiziano.Catalogo della mostra (Roma. 5 marzo-16 giugno 2013), a cura di G. C. F. Villa, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2013.

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