5. La grande ondata dell’emigrazione meridionale, tra la fine dell’Ottocento e gli anni Venti del Novecento. L'emergere di un’identità italiana oltre Oceano

Migrazioni
Mulberry Street, nel quartiere italiano di New York (Little Italy), 1900 circa

La grande emigrazione italiana, che ebbe come prima meta gli Stati Uniti, era stata preceduta, intorno alla metà dell’Ottocento, dall’ondata migratoria di centinaia di rifugiati politici in seguito al fallimento delle insurrezioni per l'Unità nazionale italiana tra cui lo stesso Giuseppe Garibaldi.

 

Dal 1880 milioni di italiani iniziarono ad approdare negli Stati Uniti: su 9 milioni di emigrati che si diressero verso mete transoceaniche, 4 milioni scelsero gli USA. Occorre precisare che queste cifre non tengono conto dei rientri che rappresentarono un fenomeno massiccio: circa la metà degli emigrati rimpatriò e, nel periodo 1900-1914, il loro numero si aggirò tra il 50 e il 60 per cento. Benché tutte le regioni italiane fossero rappresentate, i quattro quinti circa degli immigrati italiani provenivano dal Mezzogiorno, in particolare dalla Calabria, dalla Campania, dagli Abruzzi, dal Molise e dalla Sicilia. Nondimeno, il 20 per cento (cioè 900.000 circa) proveniva dal Centro e dal Nord Italia.

 

L’insediamento degli immigrati italiani fu influenzato dalla locazione dei porti di sbarco e dai collegamenti interni, sia ferroviari che fluviali. Ma l’elemento più incisivo fu dato dalla scarsità di danaro al momento dell’arrivo in America e la costa nord-orientale assorbì perciò la metà della popolazione italiana.  La gran massa dell'emigrazione italiana negli Stati Uniti che si diresse nelle città dell'Est, attraverso la migrazione a catena, portò alla costituzione delle little italies nelle principali città statunitensi, interi quartieri abitati da italiani nelle cui strade la lingua ufficiale erano i vari dialetti del paesi di provenienza, con negozi in cui si vendevano prodotti di importazione italiani.  

 

Luigi Villari, osservando la popolazione dei suoi connazionali a New York nel 1912, notò:

 

"Alcuni quartieri sono abitati esclusivamente dagli oriundi di una data regione; in uno non troviamo che siciliani, in un altro i soli calabresi, in un terzo gli abruzzesi; vi sono poi certe strade dove non si trova che gente di un dato comune; in questa via è la colonia di Sciacca, in quello la colonia di San Giovanni in Fiore, in quell'altra la colonia di Cosenza".                                                                                                                                   

Fino agli anni trenta il campanilismo caratterizzò gli insediamenti degli italiani all’estero.

Altre mete, sempre perché facilmente raggiungibili, furono Chicago, New Orleans, St. Louis. Sulla costa occidentale, la California vide importanti insediamenti agricoli, promossi soprattutto da immigrati piemontesi dediti alla vitivinicoltura, grazie anche agli incentivi dello stato per promuovere l’agricoltura.