3.3. I Cassoni Matrimoniali: gioielli di arte applicata fra mobilio ed exemplum

Moda e design
Lo Scheggia, "Cassone Adimari",1450, Galleria dell'Accademia, Firenze

I cassoni, eseguiti di regola a coppie e impreziositi da tarsie e pitture, erano un tipo di mobilio particolare, veri e propri emblemi matrimoniali, prodotti fra il XIV secolo e la fine del XVI in Italia, soprattutto a Firenze e Siena, come in Veneto, a Verona (ma solo tra il 1490 e il 1520).

 

Come altri oggetti di arredo o di uso domestico, tipo deschi da parto, cofanetti, forzierini, tali mobili avevano una finalità sia pratica che estetica. Di varia forma e capacità, erano collocati nelle camere nuziali, spesso ai fianchi del letto, in modo da ampliarne la superficie o fungere da panche. Quanto al contenuto, come annota Vasari nelle Vite, “il di dentro si poteva foderare di tele o di drappi, secondo il grado e il potere di coloro che gli facevano fare, per meglio conservarvi dentro le vesti di drappo, ed altre cose preziose”: fiorini d’oro, immagini sacre, libri di preghiere, monili, stoffe, abiti sontuosi, ma anche biancheria, cibarie e … amanti, come si evince dalla novella boccaccesca di Ambrogiuolo e Bernabò (tratta dal Decameron), il cui protagonista si nasconde all’interno di un cassone nuziale per introdursi furtivamente nell’abitazione di un mercante e sedurne la virtuosa moglie: “In una cassa artificiata a suo modo si fece portare, non solamente nella casa, ma nella camera della gentil donna (…). Rimasta dunque la cassa nella camera e venuta la notte, all’ora che Ambrogiuolo avvisò che la donna dormisse, con certi suoi ingegni apertala, chetamente nella camera uscì (..). Quindi, avvicinatosi al letto e sentendo che la donna e una piccola fanciulla, che con lei era, dormivan forte, pienamente scopertola tutta, vide che era bella ignuda come vestita”...

 

Commissionati in genere dallo sposo in occasione dell'evento nuziale insieme al resto dell'arredo, la loro ricca decorazione con oro e dipinti apre una visione sui valori, i sentimenti, le usanze circa la celebrazione dell’unione tra uomo e donna, che era spesso un’alleanza tra famiglie: quindi non si trattava tanto di mostrare l’ideale romantico dell’amore coniugale, quanto una politica familiare di solide virtù morali, oltre ovviamente a prestigio e ricchezza; perciò la scelta dei soggetti era primaria e vincolate. Il repertorio a disposizione delle singole botteghe era piuttosto ripetitivo, tant'è che Paul Schubring nel 1915 elaborò un sistema di classificazione basato sulle costanti iconografiche dei vari ambiti.

Generalmente produzione di bottega, pur nobilitati da interventi di buoni artisti, tra i cassoni più significativi troviamo quelli fiorentini che, tra fine XIV secolo e l'inizio XV, mostrano figurazioni in stile tardo gotico, con temi cortesi come il Giardino d'Amore o novelle, specie dal Boccaccio.

 

Verso il 1440 anche nei soggetti scelti si inserisce il nuovo gusto rinascimentale: oltre ai Trionfi del Petrarca, appaiono temi classici e mitologici, episodi dall'Eneide e dalle Metamorfosi di Ovidio, o vicende degli Argonauti come Il Giudizio di Paride, colti sempre come exempla dei valori del matrimonio e dei doveri familiari e civili.

La tavola del famoso cassone Adimari, prestigiosa famiglia fiorentina, ornava in realtà la spalliera di un letto nuziale, confermando la cura destinata al disegno d’arredo del tempo. Raffigura uno sposalizio sullo sfondo del centro di Firenze come appariva allora: il Battistero di San Giovanni, coperto per l'occasione da drappi, e lo scomparso loggiato del Duomo. L’opera, dipinta intorno al 1450 dallo Scheggia, fratello del Masaccio, documenta mirabilmente le ardite linnee dei costumi cerimoniali dell’epoca, con un vero sfoggio di decorazioni e tessuti preziosi, riprodotte con ricco uso di ori, punzonature e altre tecniche pregiate.