Il discorso diretto e indiretto

Anton Cechov e Maxim Gorkj. Del primo Strehler mise in scena, tra l’altro, anche “Il giardino dei ciliegi” (1973-74); del secondo “L’albergo dei poveri”, nel 1947.Rileggi questi due brevi brani della scheda biografica di Strehler:

 

  • «Ma già qui, a soli ventidue anni, pensa che il teatro italiano […] abbia bisogno della scossa salutare e demiurgica della regia. Lo scrive in un articolo del 1942, Responsabilità della regia, pubblicato su "Posizione"».
  • «All'interno di questa storia, che potremmo definire positivamente eclettica, si può tuttavia rintracciare una costante: l'interesse per l'uomo in tutte le sue azioni. Questa scelta, che Strehler perseguirà per tutta la vita, è un atto di fedeltà alle ragioni profonde dell'esistenza di cui si fa portatore Satin, uno dei protagonisti dell'Albergo dei poveri: “Tutto è nell'uomo”».

 

Entrambe le frasi riferiscono il pensiero di una persona diversa da quella che sta scrivendo: nel primo caso è Strehler che pensa che il teatro italiano abbia bisogno della regia; nel secondo caso è uno dei personaggi dell’Albergo dei poveri, Satin, che pensa: “Tutto è nell’uomo”.

 

Entrambe le frasi sono delle completive oggettive (vedi il percorso In bicicletta sulle strade d’Italia). Entrambe riferiscono il pensiero o le parole di un’altra persona, ma in modo diverso. Nel primo caso chi parla riporta le parole dell’altro, mediandole attraverso la propria “voce”. Nel secondo, invece, chi parla “cede la parola” e usa dei precisi segni grafici (: “…”; oppure : «…»; oppure : - … -) per segnalare questo “cambio di voce”.