Cronologia

La nascita

1544

11 marzo 1544 – Torquato nasce a Sorrento da Porzia de’Rossi, gentildonna di origine pistoiese, e da Bernardo Tasso, poeta e letterato bergamasco al servizio di Ferrante Sanseverino, principe di Salerno e del Vicereame di Napoli, all’epoca sotto il controllo del Regno di Spagna.

La famiglia si disgrega

1552

Ferrante Sanseverino, contrario all’introduzione dell’inquisizione spagnola nel Regno di Napoli, entra in urto con il governo e viene bandito. A Bernardo Tasso vengono confiscati i beni e deve seguire il suo signore in esilio; la moglie, che avrebbe dovuto seguirlo in un secondo tempo insieme con l’altra figlia Cornelia, ne è impedita dai fratelli e dai parenti.

Muore la madre

1556

Torquato segue il padre nell’esilio e lo raggiunge a Roma. Lì apprende che la madre, rimasta a Napoli con la sorella Cornelia, è morta[1].



[1]Me dal sen de la madre empia fortuna pargoletto divelse, (Rime, 573, O del grand'Appennino, vv. 31-32).

Gli studi

1559 - 1562

Si trasferisce con il padre a Urbino, presso la corte di Guidobaldo II della Rovere dove perfeziona la sua educazione studiando insieme al principe ereditario Francesco Maria. Si trasferisce poi a Venezia, al seguito del padre che vi pubblica il suo Amadigi,e dove il ‘Tassino’ come veniva chiamato all’epoca, inizia a scrivere il Gierusalemme. All’Università di Padova inizia a frequentare, secondo la volontà del padre, i corsi di diritto; presto, però, cambia idea e frequenta corsi di eloquenza e filosofia, dove ha modo di conoscere la Poetica di Aristotele[1].Nel 1562, a soli diciott’anni (e, a quanto egli stesso afferma, contro la volontà paterna), pubblica il suo primo titolo a stampa: il Rinaldo, poema cavalleresco ispirato alle gesta giovanili del celebre paladino; vi premette un’importante Prefazione ai lettori, che costituisce il suo primo manifesto di poetica.



[1]Poetica è un trattato di Aristotele, scienziato e filoso greco vissuto fra il 384 e il 322 a. C. Nella Poetica Aristotile prende in esame la tragedia e l’epica, distinguendo l’arte dall’ etica e dalla morale. Probabilmente veniva presa in esame anche la commedia, ma il testo è andato perduto.

Da Bologna a Padova

1563

Tasso si trasferisce a Bologna per seguire gli studi letterari, ma è costretto a fuggire perché viene accusato di aver composto una feroce satira contro i professori e gli studenti dell’Università. Torna perciò a Padova dove entra a far parte dell’Accademia degli Eterei[1]. Qui inizia a comporre i Discorsi dell’arte poetica e scrive rime d’amore per Lucrezia Bendidio, dama di Eleonora d’Este, e per Laura Peperara, cantante, musicista e danzatrice che ha conosciuto alla corte di Mantova.



[1] L’Accademia degli Eterei, inaugurata ufficialmente nel 1564, nasce a Padova per iniziativa di alcuni giovani studenti e in particolare di Scipione Gonzaga, discendente dei marchesi di Mantova. Le persone che ne facevano parte si riunivano due volte la settimana per discutere e recitare poesie. Scipione Gonzaga, che diventerà cardinale nel 1587, fu amico e protettore di Tasso e curò l’edizione più corretta della Gerusalemme Liberata (1584).

Un periodo felice

1565 - 1566

Entra al servizio del cardinale Luigi D’Este e si trasferisce a Ferrara, dove frequenta l’Accademia Ferrarese[1]. E’ un periodo felice per il poeta: riceve uno stipendio onorevole ed è molto apprezzato a corte. Nel 1566 sceglie e ordina una sua prima, esigua selezione di rime, che pubblica l’anno successivo a Padova in una raccolta promossa dall’Accademia degli Eterei (Rime de gli Academici Eterei).



[1] L’Accademia Ferrarese è la più importante delle numerose accademie presenti nella città, associazioni di letterati e filosofi che si riunivano nelle case della nobiltà più colta per discutere, studiare, leggere opere.

Al servizio di Alfonso d’Este

1571 - 1575

Passa al servizio del duca Alfonso II D’Este e per la corte scrive la favola pastorale Aminta (1573); inizia a scrivere la tragedia intitolata Passa al servizio del duca Alfonso II D’Este e per la corte scrive la favola pastorale Aminta (1573); inizia a scrivere la tragedia intitolata Galealto re di Norvegia, rimasta per ora allo stato di frammento (la riprenderà e completerà negli anni 80, col titolo di Re Torrismondo) e compone la Gerusalemme Liberata – ma nelle lettere egli si riferisce al poema col titolo Goffredo – che dedica al duca Alfonso.

I primi segni di squilibrio

1576

Inizia a rivedere il poema e sottopone l’opera al giudizio di un gruppo di revisori romani (capeggiati dall’amico Scipione Gonzaga), da lui stesso scelti come garanti dell’ortodossia poetica e ideologica del suo lavoro. Le critiche a cui viene sottoposto lo turbano profondamente e finiscono col ritardare la pubblicazione dell’opera, che invece sembrava imminente. Proprio in questo periodo manifesta i primi segni di squilibrio mentale.

Tormentato dal dubbio

1577

Tormentato dal dubbio di essere eretico, per due volte si sottopone volontariamente al giudizio del Tribunale dell’Inquisizione di Ferrara e Bologna. Viene assolto, ma i suoi dubbi non si placano. Diventa insofferente alla vita di corte e prende contatto con i Medici di Firenze (tradizionali nemici degli Este) per entrare al loro servizio.

A Sorrento e a Urbino

1578

Aggredisce un servo con un coltello perché crede di essere spiato: il duca Alfonso lo fa rinchiudere in una stanza del castello e poi nel convento di San Francesco. Il poeta fugge e raggiunge la sorella a Sorrento[1]; dopo un breve periodo di quiete riprende a vagare: si reca a Urbino, dove è ospitato da Francesco Maria della Rovere, e a Torino, alla corte di Carlo Emanuele I.



[1] Per avere una prova certa dell’affetto della sorella, si presenta a lei senza farsi riconoscere e le annuncia la propria morte; solo la disperazione di Cornelia placa i suoi dubbi e lo convince a rimanere.

Ritorna a Ferrara

1579

Torna alla corte di Ferrara, dove fervono i preparativi per le nozze del duca Alfonso con Margherita Gonzaga. Tasso non si sente accolto degnamente e dà in escandescenze, ricoprendo di ingiurie gli sposi. Il duca lo fa rinchiudere nell’ospedale di Sant’Anna, nel settore dove venivano ospitati i malati di mente.

La reclusione a Sant’Anna

1579 - 1586

Trascorre nell’ospedale sette anni, durante i quali scrive numerosissime Rime), Dialoghi e lettere – poi raccolte nell’Epistolario – che testimoniano le sue sofferenze. In questo periodo molte opere vengono pubblicate a sua insaputa: anche la Gerusalemme Liberata esce in edizioni incomplete (1580, quattordici canti intitolati Goffredo) e scorrette, o comunque sottratte al controllo d’autore; così la princeps del 1581 – Parma, editore Viotti –, in cui il poema per la prima volta reca il titolo Gerusalemme liberata). Tutto ciò reca al poeta dolore e profondo turbamento.

Esce dall’ospedale

1586

Il principe Vincenzo Gonzaga lo fa uscire dall’ospedale di Sant’Anna e s’impegna a prenderlo in custodia. Tornato a Mantova, Tasso riprende a lavorare alla tragedia Galealto e la termina dandole un nuovo titolo: Re Torrismondo.

Nuovi vagabondaggi

1587 - 1594

Riprende a vagabondare: si reca a Roma e a Napoli, dove viene ospitato dai frati Olivetani, per i quali scrive il poema Monte Oliveto; poi si trasferisce a Firenze, quindi di nuovo a Mantova, a Napoli e infine a Roma, ospite di Cinzio Aldobrandini, nipote di papa Clemente VIII. Nel 1593 pubblica finalmente il poema della crociata completamente rifatto rispetto alla Liberata, e lo intitola Gerusalemme conquistata. Nel 1594 ottiene dal papa una pensione e la promessa che sarà incoronato poeta.

La malattia e la morte

1595

Si ammala gravemente e si ritira nel convento di Sant’Onofrio, sul Gianicolo. Lì muore il 25 aprile, pochi giorni prima di ricevere l’incoronazione tanto desiderata.