"Trionfi"

Letteratura e teatro
Giovanni di Ser Giovanni, detto lo Scheggia, "Trionfo della fama", 1448

E’ un poema allegorico in terza rima[1] che prende a modello la Commedia di Dante. Si articola in sei capitoli, ognuno dedicato a un trionfo: dell’Amore sull’umanità, della Pudicizia sull’Amore, della Morte sulla Pudicizia, della Fama sulla Morte, del Tempo sulla Fama, dell’Eternità sul Tempo. Vuol rappresentare la vita dell’uomo, la sua eterna lotta contro passioni destinate a soccombere al tempo che, a sua volta, fugge inesorabilmente lasciando all’ Eternità la vittoria finale.


Nel Trionfo d'Amore, il 6 aprile, ricorrenza dell’innamoramento per Laura, Petrarca si addormenta a Valchiusa e sogna Amore su carro trionfale, seguito da una schiera di personaggi illustri (della storia, della letteratura, del mito, della Bibbia) che sono stati vinti dalla passione. Il poeta, attratto da una fanciulla, si unisce al corteo e giunge nell’isola di Cipro, dove viene imprigionato.


Nel Trionfo della Pudicizia, Laura (è lei la misteriosa fanciulla), aiutata dalla Castità e dalla Virtù, libera i prigionieri e celebra a Roma il suo trionfo. Laura, però, mentre sta tornando in Provenza, incontra la Morte che la uccide strappandole uno dei suoi capelli biondi. La donna amata gli apparirà in sogno, fra i beati del Paradiso (Trionfo della Morte). Alla Morte però sopravvive la Fama degli uomini illustri: re, poeti, oratori e filosofi, di cui Platone è il più grande (Trionfo della Fama). Ma il Sole (simbolo del tempo che passa) distrugge tutte le glorie del mondo (Trionfo del Tempo). Quindi Dio rimane per l’uomo l’unico punto di riferimento stabile ed eterno e Petrarca ripone il Lui la speranza di poter un giorno ricongiungersi per sempre a Laura per sempre (Trionfo dell'Eternità).


Un manoscritto originale di quest’opera si trova a Firenze, nella Biblioteca Riccardiana.



[1] La terza rima è una struttura metrica che Dante creò per usarla nella Commedia, e a questo deve la sua importanza successiva. Lo schema è: ABABCBCDCDED. Viene detta anche rima incatenata perché i gruppi di tre versi che rimano fra loro sono intrecciati in una sequenza continua, come gli anelli di una catena.

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