Il teatro in dialetto

Letteratura e teatro

Con i due atti unici La morsa, Lumíe di Sicilia, Pirandello debutta sulle scene a Roma nel teatro dell’attore siciliano Nino Martoglio. I maggiori successi del primo periodo sono quelli delle commedie di ambientazione siciliana rappresentate nell’ambito del teatro dialettale, grazie anche alle interpretazioni di Martoglio (con il quale Pirandello collabora parzialmente per la messa in scena) e dell’attore catanese Angelo Musco. Lo scrittore rivela in questa fase un forte interesse per le possibilità espressionistiche del dialetto della sua terra, per il suo potenziale comico e grottesco attinto da un fondo folclorico che fa risaltare singolari personaggi affetti da strane manie. Si stagliano così immagini di una follia che risiede nelle cose e nelle persone e che genera situazioni surreali e assurde. In questo senso, si distinguono commedie che verranno poi rappresentate anche nella loro versione in lingua italiana: ʼA birritta cu ʼi ciancianeddi (poi tradotto in Il berretto a sonagli) nella quale spicca la figura di Ciampa, il protagonista tradito dalla moglie; ʼA patenti (poi, La patente), centrata sulla figura dello iettatore Chiàrchiaro; ʼA giarra (poi, La giara), che racconta del danno e della beffa che colpiscono l’avaro Don Lolò Zirafa; Pensaci, Giacuminu! la prima versione di Pensaci, Giacomino!.Il testo più significativo e enigmatico redatto inizialmente in dialetto agrigentino, rimane Liolà, modellato su uno dei capitoli iniziali del romanzo Il fu Mattia Pascal e frutto della rielaborazione di una novella, come molte altre commedie di Pirandello. In questa commedia il protagonista, dotato di una esuberante vitalità, dà luogo a un gioco di scambi e sdoppiamenti che lo impongono e lo fanno prevalere sulla passività e l’ottusità degli altri personaggi.

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