"Rime"

    Letteratura e teatro

    Tasso scrive rime per tutto l’arco della sua vita. Le prime vengono pubblicate nel 1567 nella raccolta Rime degli Accademici Eterei. Nel 1591, ponendo mano al riordino delle sue opere, Tasso progetta di pubblicare le sue rime divise in tre parti: Amori, Laudi ed encomi, Sacre. Arriverà però a pubblicare soltanto una Parte Prima (amorosa) nel 1591, e una Parte seconda (encomiastica) nel 1593. Le rime amorose si ispirano a Petrarca, le rime encomiastiche prendono a modello Pindaro e Orazio, grandi poeti della classicità greca e romana; la più famosa di queste è la Canzone al Metauro, che Tasso inizia a scrivere nel 1578, quando sperava di ricevere protezione da Francesco Maria della Rovere, duca di Urbino: il fiume Metauro infatti scorreva nel territorio governato da questa famiglia. La canzone, rimasta interrotta alla terza strofa (ma c’è anche chi ha sostenuto la sua completezza), inizia con l’esaltazione della Quercia, simbolo dei della Rovere[1], ma anche della sicurezza e del riposo a cui aspira il poeta, colpito dalla sventura (madre empia fortuna) e costretto a fuggire senza meta (fugace peregrino).



    [1] In latino quercia si dice robur.

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