"Negromante"

    Letteratura e teatro

    È una commedia in versi che si ricollega alla Calandria del Bibbiena[1] e tratta il tema dell’inganno (la giunteria). Il protagonista, Lachelino (o Iachelino), finto mago e negromante, cerca di raggirare e derubare gli altri personaggi; l’astuto servo Temolo però riuscirà a smascherarlo e alla fine tutti otterranno ciò che desiderano, tranne il mago imbroglione.

    Dopo il successo dei Suppositi, Ariosto mette in versi il Negromante e lo invia a papa Leone X, sperando – invano – che venga messo in scena a Roma. Verrà rappresentato dopo la morte dell’autore nel 1535, alla corte di Ferrara durante la stessa festa e con la stessa scenografia della Lena e della Moscheta di Ruzante[2].



    [1] La Calandria è l’unica commedia composta dal cardinale e drammaturgo italiano Bernardo Dovizi da Bibbiena (Bibbiena 1470-Roma 1520).

    [2] Angelo Beolco detto Ruzzante o Ruzante ( 1496-1542) drammaturgo e attore padovano, scrive la Moscheta fra il 1527 e il 1531. La commedia prende il titolo da parlar moscheto, espressione usata in dialetto padovano per indicare la più raffinata lingua cittadina.

     

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