"Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo"

Letteratura e teatro

Fin dal 1624 Galileo iniziò la progettazione di un’opera complessiva che fosse un vero e proprio manifesto “copernicano”. Il lavoro di stesura, terminato nel 1630, vide la luce a Firenze nel 1632 con il titolo Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano. La decisione di servirsi del volgare e di dare al proprio lavoro la forma di dialogo è fondamentale sul piano della strategia comunicativa: il dialogo è un mezzo efficace che permette all’autore di introdurre nella conversazione argomenti atti a catturare l’attenzione del pubblico colto e di presentare le prove a favore del copernicanesimo senza impegnarsi personalmente. Gli interlocutori del Dialogo sono tre: il nobile fiorentino Filippo Salviati (1583-1614), copernicano, accademico dei Lincei e amico di Galileo; il nobile veneziano Giovan Francesco Sagredo (1571-1620), rappresentante di quel pubblico di persone curiose ma non specialiste che costituisce il destinatario ideale di tutta l’opera di divulgazione galileiana; l’aristotelico Simplicio, un personaggio immaginario che ricorda con il suo nome un celebre commentatore di Aristotele vissuto nel VI secolo. Si immagina che i tre personaggi si riuniscano per quattro giornate a Venezia, nel palazzo Sagredo, a discutere amichevolmente sul sistema eliocentrico.

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