"Convivio"

Letteratura e teatro
Dante Alighieri, "Convivio", Venezia, 1521.   Fonte: Palazzo Madama Torino.

Composta nei primi anni dell’esilio, avrebbe dovuto procurare a Dante fama e onore, quasi un risarcimento per l’ingiustizia subita. L’opera, scritta in volgare, si intitola “convivio”, cioè “banchetto”, perché Dante voleva distribuire il pane della saggezza e della conoscenza non solo ai dotti, ma anche a un pubblico più vasto di persone che non aveva avuto la possibilità di studiare il latino.


Si presenta come un’enciclopedia dei saperi indispensabili a quanti vogliono dedicarsi all’attività pubblica e civile anche senza aver compiuto gli studi superiori. Dante infatti ritiene che tutti gli uomini per loro natura aspirino alla conoscenza: sono solo difficoltà fisiche e spirituali (sordità, mutismo, tendenza verso i piaceri peccaminosi…) oppure derivate dall’ambiente (problemi familiari, politici, materiali…) che impediscono alle persone di accostarsi alla mensa del sapere, dove le vivande (le canzoni) saranno accompagnate dal pane (la prosa esplicativa) necessario per assimilarle profondamente.


Nel progetto di Dante l’opera avrebbe dovuto essere composta da 15 trattati in prosa: al proemio sarebbero seguiti i commenti a 14 canzoni su rilevanti temi filosofici e dottrinali. Dante però scrisse in realtà solo il proemio e il commento alle canzoni Voi che ’ntendendo il terzo ciel movete, Amor che nella mente mi ragiona, Le dolci rime d’amor ch’i’ solia, che aveva già composto a Firenze. Forse l’opera venne interrotta, così come il De vulgari eloquentia scritto nello stesso periodo, perché la tensione ideale dell’autore si trasferì nella scrittura della Commedia.

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